Thursday, March 12, 2009

Somiglianze [parte terza]

L'attenzione di tutti si dirige improvvisamente verso di me. Sono soddisfatta della vittoria ma mi rendo conto, all'improvviso, di non avere la minima idea di come gestire la situazione.
La mia interlocutrice si volta interamente verso di me e mi guarda, per la prima volta, con vero interesse

Donna elegante: "Questa sì che è una cosa affascinante. Dimmi qualcosa di più. È bello?" mi parla con complicità e io non avrei nessuna voglia di confidare proprio a lei cose che, prima d'ora, non avevo ammesso nemmeno a me stessa. Nonostante i migliori propositi, subito dopo la sua melliflua domanda mi ritrovo ad abbassare lo sguardo e ad andare in confusione come un'adolescente infatuata che non aspetta altro che di parlare del proprio oggetto di adorazione.
Carmilla: "Sì, credo di sì. Cioè, a dire il vero, non saprei. Nel senso che... beh, a me piace. Ecco."
La donna ha una faccia evidentemente compiaciuta che me la rende ancora meno simpatica, eppure una forza malevola al di fuori del mio controllo mi fa provare piacere nel parlare di Henri. Persino con lei.
Donna elegante: "E com'è?"
Carmila: "Lui?"
Donna elegante: "Certo, il tuo lui"
L'idea che Henri potesse appartenermi aveva sempre avuto, per ovvie ragioni, i contorni di una inavverabile illusione. Eppure in questo momento la cosa sembra quasi pallidamente credibile
"Lui è... non è facile descriverlo. Ha qualcosa delle poesie di Rimbaud. Ma anche dei romanzi di Conrad. E certo, per tutte le sue esperienze, mi ricorda spesso le cronache di Saintexupery. Però... no, non è così. Non è corretto. La verità è che lui non è come nient'altro. Somiglia solo a se stesso."

La bella dama mi guarda incuriosita. Io evito intanto di verificare velocemente quale sia stata la reazione dei miei conquilini alle mie affermazioni. Per fortuna so che il pericolo di un colpo apoplettico è scongiurato dalla loro stessa natura.
Intanto la donna prende la sua borsetta sobria ma elegante e ne trae un pettinino di osso.
Lo brandisce con aria vagamente minacciosa e, al contempo, mi guarda. Le rivolgo un'occhiata interrogativa che ella ignora con grande naturalezza; poi, dopo avermi ben squadrata, inizia a dividermi i capelli.
Donna elegante: "Ecco qua, questi li portiamo tutti in avanti e poi... voilà una bella riga al centro. Questi qui di lato, mi raccomando, un po' spettinati e mai troppo curati. Naturalmente dovrai farli crescere."
Carmilla: "Ma io non pensavo affatto di far crescere i miei capelli e nemmeno di cambiare pettinatura. Se non le dispiace" protesto. Mi sembra che lo zelo di questa donna stia diventando, oltre che offensivo, anche piuttosto fastidioso.

Donna elegante: "Ma se ora abbiamo la soluzione! Data la tua situazione mi sembra chiaro che hai bisogno di un look romantico, in senso storico si intende. Una specie di finto gotico, hai presente?"
Prosegue come se avessi annuito
Donna elegante: "Qualcosa tra Cime tempestose e la Lucia di Lammermoor mi sembra perfetto. Quindi, naturalmente, capelli lunghi, spettinati e riga al centro. O quello che ne resta. E ora pensiamo al guardaroba!" Pronunciata questa frase sparisce preoccupantemente dalla mia vista.
Esito qualche secondo. Cerco intorno a me un alleato. Trovo Teo ma invece di vederlo, come avrei sperato, completamente scandalizzato, scopro che ha più l'aria incuriosita dello spettatore fortuito di uno spettacolo di strada.
Carmilla: "Secondo te cosa voleva dire con «ora pensiamo al guardaroba?»"
Teo: "Sei sicura di volerlo sapere?"
Carmilla (esitante): "Direi di sì"
Teo: "Non posso fare affermazioni sicure al cento per cento però al posto tuo, se questa idea ti mette a disagio, eviterei di lasciarla da sola con Ruthven nella tua camera da letto..."
Le parole di Theo assumono immediatamente, nel mio cervello, il suono di un allarme che annuncia una pericolosa catastrofe. Mi lancio verso le scale e raggiungo prima possibile la mia camera e il mio armadio.
La scena che si presenta davanti ai miei occhi è psicologicamente devastante.
La perfida protolesbica è riuscita già a coinvolgere anche il Giocatore di football senza volto che, dietro sua richiesta, tiene le braccia tese e attende pazientemente di svolgere la sua funzione. Non comprende, ovviamente, di essere complice inconsapevole di un'azione criminosa
Donna elegante (mentre svuota con disapprovazione il mio armadio e accumula tutti i vestiti bocciati sulle braccia del giocatore): "Questo no... questo per carità!... questo non se ne parla nemmeno..."

Sono talmente annichilita che mi siede sulle scale fuori della porta, senza reagire. Teo mi mette un braccio peloso intorno alla spalla.
Carmilla (rassegnata ma che ancora cova timide speranze): "Ha salvato qualcosa?"
Theo (dopo aver sbirciato nella stanza): "Un paio di camicie da notte"
Cerca inutilmente di consolarmi.
Carmilla (avvilita): "Secondo te potrò tenere il vestito con i fiorellini fuxia, quello che ha un'aria un po' neorealista?"
Teo (dopo un rapido controllo): "Temo sia già tra le braccia del Giocatore".
Carmilla: "Ma è uno dei miei preferiti!"
Teo si stringe nelle spalle.
Carmilla: "E la gonna con gli elefanti indiani?"
Teo: "Credo, sinceramente, che tu possa scordartela".
Questo è decisamente troppo. Mi alzo in piedi decisa a lottare contro l'imposizione di uno stile più accattivante.
Carmilla: "Ne ho abbastanza. Ho il diritto di vestirmi e pettinarmi come mi pare!"
Ruthven (spuntando all'improvviso): "Anche male?"
Carmilla (momentaneamente destabilizzata ma decisa a non far scemare la sua combattività): "Certo, anche male! Ma prima vorrei premettere che «male» e «bene» sono due concetti privi di senso nell'ambito del gusto personale"
Ruthven: "bla bla bla"
Carmilla: "E va bene! Quella donna si veste molto meglio di me, è affascinante e ha uno sguardo magnetico. Ma chi si crede di essere per privarmi dei miei elefanti indiani?"
Ruthven: "Geroge Sand"
Carmilla: "Eh?"
Ruthven: "Hai detto «chi si crede di essere...» etc etc e io ti ho risposto: Geroge Sand"
Mi giro verso Teo perché di Ruthven non mi fido.
Carmilla: "Dice davvero?"
Teo (sorpreso): "Ah, non l'avevi riconosciuta?"
Carmilla: "No, a dire il vero proprio no"
Teo: "Ma dai Carmilla, non hai mai letto nessuno dei suoi romanzi? Di solito c'è sempre un suo ritratto, anche nelle edizioni economiche".
Carmilla (con ostentazione): "No, non ho mai letto nulla di suo"
Teo: "E perché mai? È un'ottima scrittrice, oltre che un personaggio chiave dell'ottocento europeo."
Carmilla: "Non ho mai nello un suo romanzo perché... perché..."
Teo e Ruthven: "Perché?"
Carmilla (dopo un iniziale imbarazzo e poi con enfasi): "Perché la odio!

Tuesday, May 13, 2008

Bisogna avere stile (anche nei momenti peggiori) [parte seconda]

La signora, in effetti, ha l'aria di essere un tipo affascinante.
Forse non è proprio una bellezza tradizionale ma sa come richiamare su di sè l'attenzione.
Signora elegante: "Posso aiutarvi?" Lo chiede con l'amabilità discutibile di chi si concede ad un pubblico.
Ruthven prende in mano (se così si può dire) la conversazione.
Rurhven: "Non so se si può ancora intervenire. Cosa ne dite? "
Signora elegante: "Dipende dal problema..."
La maledetta cornacchia mi indica con un gesto teatrale
Rurhven: "La situazione parla da sola"
Con un colpo ben assestato lo faccio cadere dallo schienale del divano su cui era appollaiato.
Teo cerca di venirmi incontro
Teo: "La nostra amica qui cercava qualche consiglio per rinnovare la sua immagine e ci sembrava che voi poteste avere qualche buona idea a riguardo"
La donna sorride con una sfumatura di magnanimità. Deve esserci abituata. Credo che abbia fatto dello stile un motivo di vanto personale.
Mi scruta con attenzione imbarazzandomi un po'.
Signora elegante: "Che tipo di immagine state cercando di costruire per lei?"
Ruthven riconquista la sua visibilità nel discorso
Rurhven: "Qualcosa di più.. maudit... che ne dite?"
La donna sorride con sufficienza, come se fosse un progetto disperato che solo lei può portare a termine con successo. È quasi inevitabile che susciti ammirazione ma la simpatia... quella ancora no...
Signora elegante: "Per creare uno stile non bisogna mentire, non c'è nulla di meno elegante della menzogna. Per trovare la linea giusta occorre essere sinceri. Dobbiamo partire dalla sua vita. "
Signora elegante (rivolgendosi a me): "Sei pronta?"

Sì, lo sono - mi dico mentalmente - , magari un'immagine più accattivante potrebbe effettivamente giovare alla mia ispirazione. In fondo tante volte basta crederci...
Annuisco e mi siedo di fronte a lei.
Signora elegante (maliziosamente): "Qual è la cosa più inconfessabile che hai fatto?"
Ci penso un po'... non dovrei metterci tanto a rispondere... oddio non mi viene in mente nulla
Carmilla (sorridendo nervosamente): "Sapete... quando gli esempi sono così tanti non ne viene in mente neanche uno"
Annuisce compassionevolmente ma si vede un lampo di disprezzo nei suoi occhi.
Signora elegante: "Forse è più facile se io ti faccio delle domande e tu mi rispondi"
Carmilla (con un filo di voce): "Forse sì"
Signora elegante: "Vediamo un po'... hai ucciso qualcuno?"
Carmilla (con decisione): "no"
Signora elegante: "Bene bene, non è grave. Hai partecipato a movimenti rivoluzionari?"
Carmilla (colpevole): "Non che io ricordi, no..."
Signora elegante: "Relazioni con uomini sposati?"
Carmilla (speranzosa): "Valgono i rapporti platonici?"
Signora elegante, Ruthven e Teo (all'unisono): "no"
La donna si volta verso Ruthven
Signora elegante (tra il preoccupato e il disgustato): "La cosa è più difficile di quanto pensassi"
Rurhven: "Me ne rendo conto, mi spiace di avervi trascinata in questa situazione"
Non solo parlano di me come se fossi assolutamente senza speranza ma ignorano anche la mia presenza. Non mi sembra particolarmente corretto, specie a casa mia.
Carmilla (cercando di richiamare l'attenzione): "Ho una collezione di posacenere rubati nei bar
(continuano ad ignorarmi)
A volte ceno a letto, infilata sotto le lenzuola (sguardo infastidito di Ruthven e della donna)
Sono innamorata di un fantasma"
La conversazione tra i due si blocca immediatamente e tutti gli sguardi sono puntati su di me.

Tuesday, April 15, 2008

Je (ne) suis (pas) maudit [parte prima]

(Carmilla legge ad alta voce)
«la donna dai capelli rossi scese dalla carrozza senza pronunciare una parola. Aveva ancora indosso il suo splendido vestito ma nella fuga precipitosa aveva dimenticato le scarpe. Stringeva al petto con ostinazione le poche cose che ancora possedeva. Arrivata davanti alla soglia sputò in terra con disprezzo, poi entrò.
Tommaso aveva guardato tutta la scena in perfetto silenzio. Poi si era rivolto al suo amico e gli aveva domandato, senza risultare eccessivamente turbato "è quella tua moglie?"»
Carmilla: " Che te ne pare?"

Theo: "uh... dipende. Come continua?"
Carmilla: "Che noia! Perché bisogna per forza sapere come continua? Non si può avere un parere in senso assoluto?" chiedo esasperata mentre mordicchio una penna.
Theo cerca di assumere un tono diplomatico
Theo: "A dire il vero credo di no..."
Lo so che ha ragione. Incrocio le braccia sul tavolo e ci poggio sopra la testa con un tono lievemente più drammatico del necessario.
Carmilla: "Va bene, lo ammetto. Mi manca l'ispirazione."

Ruthven (comparendo all'improvviso e intromettendosi): "E speri davvero di trovarla qui dentro?"
Carmilla: "Non ricordo si aver chiesto il tuo parere". Cerco di estrometterlo dalla conversazione, ma senza risultati.
Ruthven: "Sei sempre chiusa in casa, ci credo che non hai nulla da dire."
Carmilla: "Prima che tu ti metta anche a declamare "nevermore, nevermore" vorrei precisare che non sono affatto sempre chiusa in casa. E poi non ho nessuna intenzione di ingrossare le fila di quelli che raccontano la propria vita convinti che interessi a qualcuno. Io non scrivo di me, quindi la tua argomentazione è ininfluente."
Teo inizia a sentirsi a disagio, sa che sta per scatenarsi un fortunale e che lui verrà coinvolto a breve.

Ruthven: "Carmilla, mia adorata! L'idea che tu possa scrivere della tua vita è la cosa più esilarante del decennio. Ti ringrazio davvero per averla suggerita anche solo come evento irreale."
Carmilla (stizzita): "Ti stai divertendo?"
Ruthven: "Moltissimo, ma non ho finito. Il fatto è che non hai capito nulla di quello che intendevo".

Faccio una mossa scorretta, scorrettissima: è il momento di tirare in ballo Theo.
Carmilla: "Theo, ricordami quand'è che Ruthven è diventato un critico letterario perché devo aver scordato questo felice evento."
Theo: "Io credo che queste questioni non dovrebbero travalicare il piano teorico per sconfinare in quello personale".
Se Theo spera di cavarsela così si sbaglia di grosso.

Carmilla (a Ruthven): "Ad ogni modo la mia vita non è affar tuo".
Ruthven: "Non è affar mio? Ma stai scherzando? Non ho altra occupazione che farmi gli affari tuoi. Anche per questo ti sarei estremamente grato se rendessi la tua vita un po' più emozionante."
Carmilla (titubante): "Cosa vorresti dire?"
Ruthven: "Oh andiamo Carmilla. Hai bisogno che te lo spieghi? L'emozione più forte che hai provato nell'ultimo mese è stata domandarti se ti sarebbe bastata la lana per finire la tua sciarpa."
Inizio a sentirmi a disagio.
Carmilla (con esagerata convinzione): "A me la mia vita piace moltissimo così com'è, grazie."
Ruthven: "Non ci sarebbe nulla che non va nella tua vita, se tu volessi fare un lavoro qualunque. Ma non puoi pensare di essere una scrittrice e vivere una vita così... deprimente."

Carmilla: "Beh, non mi sono mai sentita una scrittrice... ma nemmeno pensavo che la mia vita fosse così... così... " mi mancano le parole, mi trema la voce, il labbro inferiore sopravanza quello superiore.
Theo (a Ruthven sottovoce, con rimprovero): "Guarda che hai combinato!"
Theo: "Mi sembra che tu stia esagerando adesso" dice ad alta voce offrendo al crudele pennuto la possibilità di riabilitarsi
Ruthven (per nulla impressionato dalla messa in scena di dolore): "Vedi, Carmillina, il tuo problema è che sei... terribilmente... innocua, ecco."

Le folli parole della cornacchia iniziano a mettermi in crisi. E se provassi davvero a vivere più pericolosamente?
Mi risiedo lentamente. Ho optato per un atteggiamento più possibilista...
Carmilla: "Solo per curiosità, secondo te cosa dovrei fare visto che hai le idee così chiare in materia."
Ruthven: "ESCI innanzitutto. Cerca di arrivare a Istanbul in autostop, partecipa ad un'orgia in costume, diventa un'adoratrice di Satana, scrivi con lo spray sui muri L'IMMAGINAZIONE AL POTERE"
Carmilla (sfiduciata): "Non ho mai sentito una tale sequela di idiozie! Ti informo che scrivere stronzate sui muri con lo spray è reato!"
Ruthven: "Carmilla, è per quello che la gente lo fa! Alla tua età non sei mai stata in prigione. Non hai mai nemmeno preso una multa!"
C'è un sincero disprezzo nella sua voce e comincio a preoccuparmi. Cerco di giustificare la mia posizione.
Carmilla (a bassa voce): "Non guido spesso..."
So che dare ascolto a Ruthven non è mai una buona idea ma inizio a pensare che forse non ha tutti i torti. Magari dovrei osare di più...
Carmilla (speranzosa): "Possiamo organizzare qualcosa insieme?"
Ruthven: "Scordatelo! Basta scorciatoie. Devi trovare da sola la strada per diventare un'artista dannata. Abbiamo delle lamette in casa?" Chiede la cornacchia con fare autoritario
Carmilla (preoccupata): "A che servono le lamette?"
Ruthven: "Ma devo spiegarti tutto io? Per le scarificazioni! Ti fai dei tagli profondi su tutto il corpo per esprimere il tuo disprezzo per il dolore fisico e per il mondo materiale"
Carmilla (sempre più preoccupata): "Ma io non disprezzo il dolore fisico!"
Ruthven: "Se combini i tagli con attenzione puoi anche scrivere delle parole o tracciare semplici simboli esoterici..."
Theo decide che è il caso di intervenire.
Theo: "Non credo che tagliuzzarsi gioverà alla sua ispirazione artistica."
Ruthven: "Ma che fai, mi remi contro? L'avevo quasi convinta!"
Theo: "Ho un'idea migliore, perché non chiedi un consiglio a lei?"
Carmilla (disorientata): "A chi?"
Theo: "A lei, a occhio e croce direi che un suo parere potrebbe giovarti."
Mi indica con la mano pelosa il mio divano, al momento occupato da una donna che non ho mai visto prima, abbigliata di tutto punto con eleganti indumenti maschili di metà ottocento.

Saturday, October 06, 2007

Copacabana (parte ottava e ultima)

Tutti almeno una volta abbiamo finto che un regalo ci piacesse. Per non ferire chi lo aveva donato in buona fede, perché comunque, per quanto brutto, inutile o ingombrante, era pur sempre un segno d'affetto.
Confesso, però, che una noce di cocco mi mette in una certa difficoltà. A trarmi d'impaccio è la scarsa ricettività del donatore che non può nemmeno concepire che un suo presente possa essere meno che gradito.
Ruthven: "Che bel pensiero. Peccato che abbiamo finito l'ananas..."
Carmilla (cercando di coprire la voce di Ruthven): "Maestà sono... senza parole..."
Theo (sottovoce): "Questo è sicuro..."
Rodolfo sorride compiaciuto: "Sono felice che la teniate voi. L'avete meritata con la vostra genitlezza."
Ruthven (eccessivamente cerimonioso): "No maestà, non possiamo accettare"
Il nostro imperatore respinge con magnanimità le proteste di Ruthven che non immagina ironiche.
Rodolfo II: "Un grande sovrano si misura dalla sua generosità".
Ruthven: "Ora capisco come sia finito il Sacro Romano Impero..."

Una noce di cocco. Immagino anche andata a male, per inciso. Una noce di cocco del 1600. Chi sa se ha un valore antiquario. O botanico...
Rodolfo II: "Ho preso una decisione importante". dice con voce teatrale. "Mi recherò a Roma in pellegrinaggio. Il papa mi riceverà".
Immaginare la scena mi diverte molto. Pretenederà di farsi ricevere dal papa in carica? Il buon Ratzinger può vedere i fantasmi? O l'imperatore cercherà lo spirito del papa che lo incoronò? Chi sa se tutti gli ex papi infestano bonariamente il Vaticano, mi chiedo tra me e me.
Intanto mi gingillo con la noce di cocco.
Rodolfo II: "Madame..."
Rodolfo secondo mi riporta alla realtà. Per quanto l'espressione possa suonare involontariamente ridicola
Carmilla: "Dite pure maestà"
Rodolfo II: "Se fossi in voi non lo farei". Non è proprio un rimprovero, più una raccomandazione. Mi scuso con lui. Non vorrei che pensasse che non ho apprezzato il suo regalo.
Carmilla: "Vado a riporlo in un luogo più... adeguato"
Ruthven: "Il frigo è pieno!"
Rodolfo II: "In una cassaforte?"
Carmilla (prima stranita poi accondiscendente): "Certo sì, qualcosa di simile."

Salgo nella mia camera da letto e poggio cerimoniosamente la noce di cocco sulla specchiera. Rodolfo potrebbe essere ancora in giro. Accarezzo la superficie levigata dagli anni. A chi può venire in mente di conservare una noce di cocco così a lungo?
Theo entra nella stanza con un'aria divertita.
Theo: "Questa devi leggerla assolutamente". Ha in mano la guida di Praga e mi mostra un piccolo articolo sui «tesori» di Rodolfo secondo.
Carmilla: "Certo che ha dissipato un impero"
Theo: "Sì ma la cosa divertente è un'altra" e mi indica una foto. "Il cocco doveva piacergli proprio tanto!"
Carmilla: "Non è possibile! Ha fatto incastonare di oro e pietre preziose una noce di cocco!"
Theo: "Sì, è esposta."
Carmilla (sorridendo): "Questo dimostra, se non altro, che ci stima molto"
Theo sorride e alza le spalle pelose
Theo: "Ti lascio lavorare".

Accendo il computer e per qualche ora il mondo dei vivi mi riassorbe. Quando decido di fare una pausa è già buio da un pezzo. Non ho nemmeno cenato. Scendo in cucina e accendo la luce.
Sul divano, con l'aria smarrita, c'è Rodolfo II. La luce lo ha spaventato e ci mette un po' a riconoscermi. Povero imperatore, speriamo che riesca a cavarsela in giro da solo per il mondo.
Carmilla: "Siete ancora qui, maestà?"
Rodolfo II sembra vergognarsi. Non mi è mai apparso così vecchio e fragile.
Rodolfo II: "Io... non ricordo più dove dovevo andare."
Carmilla (dolcemente): "Dal papa, maestà."
Si illumina di gioia.
Rodolfo II: "Esatto. Proprio da Sua Santità."
Vorrei scriverglielo su un biglietto ma di certo lo perderebbe. Mi guarda con tenerezza.
Rodolfo II: "Non l'avrei regalata a nessun altri che a voi"
Carmilla (simulando orgoglio): "La noce di cocco?"
Rodolfo II: "La noce di cocco ha una sua eleganza naturale che apprezzo molto ma è sciocco da parte vostra tenerla più da conto della miniatura"
Carmilla: "La miniatura?"
Rodolfo sorride: "Una spledida miniatura di giada giapponese. Molto antica. Un gioiello di perfezione."
Carmilla incredula: "Maestà mi avete regalato un'opera d'arte antica di secoli?"
Rodolfo II: "Sono sempre stato munifico con chi era nelle mie grazie"
La notizia mi agita. Possiedo una cosa di incalcolabile valore. E ci giocherellavo. Che farci? Venderla a qualche mercante? A un museo? Tenerla per me? Donarla al popolo? La questione mi sembra di difficile risoluzione ma di certo ogni opzione prevede un passo preliminare
Carmilla: "Maestà qual è il modo corretto di... estrarla dal suo elegante involucro?"
Rodolfo II: "Dalla noce di cocco, dite?"
Annuisco con forza sperando che la lucidità dell'imperatore duri a sufficienza per darmi questa informazione cruciale prima che lui sparisca e probabilemnte si dimentichi che noi siamo mai esistiti
Rodolfo II: "Oh ma non si può"
Carmilla: "COSA?!"
Rodolfo II: "Non immaginate quanti esperimenti ho fatto! Sono arrivati alla mia corte artigiani e artisti di tutto il mondo. Ma solo uno è stato capace di richiudere la noce alla perfezione. Se guardate è quasi imppossibile persino scorgere il taglio." È visibilmente fiero dell'impresa.
Carmilla: "Ma la miniatura, come si può separare dal legno?"
Rodolfo II (sorpreso): "Perché farlo?"
Carmilla: "Beh non so, per guardarla per esempio?"
Rodolfo si ferma a riflettere come se l'idea lo toccasse per la prima volta e non gli sembrasse poi del tutto balorda. Poi scuote la testa con noncuranza. "Ad ogni modo non è più possibile"
Carmilla (addolorata): "Ne siete proprio sicuro?"
Rodolfo II: "Sì, la miniatura andrebbe in pezzi se si provasse ad aprire l'involucro"
La situazione è talmente paradossale che non riesco nemmeno a soffrire. Forse imprecherò domani.
Rodolfo (sorridendo): "Potreste vederla come una metafora dell'essere umano: una grande ricchezza racchiusa in un involucro ben misero."
Non sono particolarmente incline alla spiritualità in quetso preciso momento...
Rodolfo prende la sua borsa misteriosa e si avvia. Ma si ferma un ultimo momento sulla porta.
Rodolfo (accarezzando Carmilla): "Sono stato bene qui. Vi ricorderò."
Non posso che sorridere e sperare, per ora, che continui a ricordarsi chi è lui.
Fa due passi poi torna indietro
Rodolfo II: "Quasi dimenticavo di dirvelo, la lettera che stavate aspettando è arrivata."
Carmilla: "Maestà è sempre un dolore contraddirvi ma io non aspettavo nessuna letter..."
È già andato. Questa volta non solo in senso figurato.
Anche se non aspetto nessuna missiva la curiosità risvegliata mi obbliga a dare una controllatina veloce alla mia cassetta postale. Quel vecchio squinternato aveva ragione, si intravede un'ombra. Apro velocemente con le chiavi.
Spedire lettere cartacee è una splendida usanza che scompare, inesorabilmente soppiantata dall'indiscussa maggiore funzionalità dell'email. Io per prima appartengo alla schiera dei colpevoli di questo crudele misfatto. Conosco una sola persona che scrive e spedisce ancora cartoline. Forse «persona» non è la definizione più consona.
Rigiro tra le mani il rettangolo di cartoncino che riproduce una graziosa stampa giapponese tradizionale. Farà buona compagnia alla miniatura ming o a qualunque altra diavoleria - vera o immaginaria - sia contenuta in quella noce di cocco.
Dietro non c'è scritto nulla, non è necessario. Rientro in casa e salendo le scale mi fermo un momento a immaginare Henri con un kimono di seta.

Friday, March 30, 2007

Cose preziose (parte settima)

Sono stata in apprensione tutto il giorno e ora finalmente rientro a casa. Quello che vedo aprendo la porta non aiuta a dissipare le mie paure.
L’assicuratore e Rodolfo II sono ancora seduti allo stesso tavolo. La nota positiva è che l’odioso individuo sembra davvero provato. Non deve essere facile passare una giornata intera con l’imperatore.
La nota negativa, invece, è la pila di fogli prestampati che campeggia minacciosa.
Ruthven e Theo assistono placidamente alla scena.
Carmilla (preoccupata): “Che sta succedendo?”
Theo (senza guardarla): “È pazzesco, ne ha firmati a decine”
Carmilla (sempre più preoccupata): “Di cosa?”
Ruthven: “Di moduli per l’assicurazione, naturalmente. Si è assicurato contro tutto. Anche contro la rottura del parabrezza. Tu conosci qualcuno a cui si è improvvisamente rotto il parabrezza?”
Carmilla: “E voi siete semplicemente rimasti a guardare? Non potevate fare qualcosa?”
Ruthven (con candore): “Theo voleva fermarli in un primo momento, ma era una scena troppo divertente! Guarda!”
Sebbene trovi disdicevole il loro comportamento la tentazione di una sbirciatina è più forte.
Rodolfo (cercando di fare il punto): “Quindi se mi succede questa cosa prevista dal modulo voi mi pagate”
Assicuratore (sfinito, si sforza di essere ancora gentile): “Certo maestà, ne abbiamo già parlato.”
Rodolfo :”Basta che io firmi, allora”
Assicuratore: “Sì e che versiate ogni anno una piccola quota”
Rodolfo (burbero): “No vi sbagliate, siete voi che dovete pagare me. Io non posso assicurarvi”
Assicuratore: “No maestà, ma dovete pagare una quota annuale se volete che l’assicurazione sia valida al momento del bisogno”
Rodolfo (pensieroso): “Ma devo pagarvi solo quando la cosa per cui sono assicurato si verifica?”
Assicuratore (sempre più stanco): “No vostra grazia, quando la cosa si verifica paghiamo noi”
Rodolfo (esultante): “Allora era come dicevo io!”
Assicuratore: “Ma se non si verifica nulla pagate voi.”
Rodolfo (resta in silenzio, un po’ contrariato, poi esclama): “Non ho capito, rispiegatemelo.”
Theo (rapito): “Carmilla, è incredibile, avranno ripetuto questa scena dozzine di volte. Inizio a provare pena per quel poveretto.”
Io, lo confesso, ancora no
L’Assicuratore, è chiaro, non desidera che una cosa: finire e andare via
Assicuratore: “Rimane solo la polizza contro le epidemie”
Rodolfo scoppia in una fragorosa risata.
L’assicuratore lo guarda perplesso, questa polizza non è più assurda delle altre.
Rodolfo: “Il mio tocco è taumaturgico” spiega con accondiscendenza.
Non gli sembra vero, ha finito. Raccoglie tutte le sue scartoffie, si aggiusta cravatta e giacca e dice, con la poca energia che gli è rimasta: “Maestà, per il compenso ho calcolato...”
Rodolfo (interrompendo): Non dite nulla. Ho deciso di premiare la vostra pazienza e perseveranza pagandovi certo più di quanto avreste avuto l’ardire di chiedere.”
Per un attimo torno a veder brillare l’ingordigia nei suoi occhi. E si riaccende l’odio

Carmilla (insofferente): “Theo facciamo qualcosa. Che quel tizio riceva anche un compenso non lo sopporto”
Theo: “Che vuoi fare? Non puoi impedirgli di disporre di sé e di ciò che possiede. Lo offenderesti. Non puoi trattarlo come un vecchio demente”
Carmilla: “Beh però lo è...”
Theo: “Sì ma non è carino dirglielo”
Restiamo pensierosi
Rodolfo: “Portatemi la mia borsa”
Ruthven obbedisce di malavoglia e poi viene a posarsi sulla mia spalla
Ruthven: “Se stacca una pietra dalla borsa mi cadranno tutte le piume per la tristezza. Con una sola di quelle bambine potremmo andarci avanti vari mesi”
Carmilla (sconsolata): “Non ci pensare.”
Rodolfo pesca nella sua borsa poi ne tira fori una scatoletta di legno, una penna d’oca e una barretta rossa.
Rodolfo (declamando): “Per tutti i vostri preziosi servigi io vi nomino attendente del vice ciambellano del Sacro Romano Impero”. E poi aggiunge confidenzialmente “È una carica per cui molti uomini si sono assassinati. Del fuoco!”
Dalla scatola tira fuori una pergamena e con la penna d’oca verga in pomposi e svolazzanti caratteri una nomina imperiale. Gli porgo timidamente un fiammifero acceso, lui scalda la barretta di cera e vi appone il suo sigillo.
Rodolfo (soddisfatto): “Ecco a voi”
L’assicuratore non può che ringraziare cerimoniosamente, nonostante sia verde di bile. Ha passato una mattina d’inferno e tutto quello che ha guadagnato è la nomina ad una carica che non esiste più in un regno scomparso. Di sicuro non lo vedrò più da queste parti.
Rodolfo: “Vi consiglio di iniziare a recarvi al castello per insediarvi. Vi vedrò con piacere al mio ritorno. Intanto chiedete del mio cameriere, sarà a vostra disposizione. Alla vista del sigillo nessuno dubiterà. Ora potete andare.”
Il suo tono non ammette repliche o aggiunte e la sua attenzione, del resto è già tutta da un’altra parte.
Apro con gioia la porta e saluto con un sorriso ciò che resta dell’assicuratore.
Carmilla (ironicamente): “Buon insediamento”
Appena l’intruso è andato via Rodolfo inizia a ridere di gusto.
Rodolfo: “Che scena impagabile! Erano anni che non mi divertivo così. Forse decenni!”
Guardo il sovrano con sorpresa
Carmilla: “Maestà, ma voi...”
Mi guarda con aria maliziosa
Rodolfo: “Ma io?”
Carmilla: “Nulla, volevo dire...”
Rodolfo: “Temevate che m’ingannasse?”
Carmilla: “Beh, ero preoccupata per voi, lo confesso.”
Rodolfo (dolcemente): “Non sono sciocco come sembro”
Carmilla (nascondendo l’imbarazzo): “Ma perché lo avete fatto?”
Rodolfo: “Non mi sono mai piaciuti i villani.”
Temo di averlo mal giudicato
Carmilla: “Gli avete fatto davvero un bello scherzo!”
Rodolfo (allegrissimo): “Già, ho usato il sigillo di sicurezza! Quando arriverà al castello scoprirà che l’atto non è valido.”
Sono confusa. Si prende gioco anche di me o è completamente idiota?

Rodolfo: “Per voi e per i vostri amici però ho un regalo vero.”
La parola regalo risuona come un campanello e i miei “fidi” compagni si materializzano accanto a me.
Sua maestà riprende a pescare nella sua imperiale borsa aumentando la suspance.
Ruthven: “Mary Poppins con la barba è un’immagine disgustosa”
Carmilla: “Non pensarci”
Le nostre futili supposizioni vengono interrotte dal grido di trionfo di Rodolfo II. Il mistero di cosa contenga esattamente la sua borsa resta insoluto.
Come spesso accade, almeno nella mia vita, la realtà ha superato l’immaginazione. L’imperatore sbiellato ci porge una noce di cocco.

Monday, March 19, 2007

Rassicurazioni (parte sesta)

Al mio risveglio si è verificato un curioso paradosso spaziotemporale: sono trascorsi solo due minuti ma l’orologio cerca di convincermi che le magre ore di sonno a mia disposizione sono già scadute.
Mi alzo, afferro a i primi indumenti che mi capitano sottomano e raggiungo la cucina.
Pesco dalla credenza qualcosa che abbia “cioccolato” tra gli ingredienti e mi dirigo frettolosamente verso la porta; ma pochi istanti prima che io poggi la mano sul pomello il campanello suona.
Meraviglioso, sarà il postino. Non c’è nulla di meglio che ricevere una lettera di primo mattino, sarà una bella giornata, lo sento.
Apro con l’impeto dell’ottimismo ma, invece del postino, mi trovo davanti un perfetto sconosciuto.
Ha un età imprecisata e indossa un completo scuro a righe, una camicia col collo rigido e una cravatta grande come una tovaglia. Un’idea discutibile di eleganza.
Vedendomi cerca di produrre il suo miglior surrogato di un’espressione accattivante ma, sarà l’implicito rimprovero di non essere il postino, il tentativo non è particolarmente riuscito.
Sconosciuto buzzurro: “Buongiorno signora”
Carmilla (seccata che qualcuno l’abbia chiamata “signora”): “Prego?”
Sconosciuto buzzurro: “Vorrei farle delle domande, se mi consente”
Carmilla: “Veramente stavo uscendo”
Sconosciuto buzzurro: “Solo pochi minuti...”
Si intrufola in casa con la stessa abilità di un capitone.
Sconosciuto buzzurro: “Innanzitutto vorrei sapere se lei è viva o morta”
È un cretino o cosa? Sto per chiederglielo, proprio così, testualmente, quando capisco che è solo l’ennesimo trapassato che non ha di meglio da fare che importunare la gente che lavora.
Carmilla (antipatica): “Sono viva, naturalmente”
Sconosciuto buzzurro (con entusiasmo): “Complimenti signora! Non sembra, davvero.”
Non c’è niente di peggio che incontrare uno stronzo di prima mattina. Sarà una giornata difficile, temo.
Carmilla: “Posso fare altro per lei?” chiedo sperando che il tono stizzito sia più eloquente del significato letterale delle mie parole. Ma l’importuno non capisce o, forse, finge di non capire.
Sconosciuto buzzurro: “Sa, signora è meraviglioso incontrare qualcuno di vivo con cui possa parlare.”
Carmilla: “Me ne rallegro ma sono molto in ritardo.”
Sconosciuto buzzurro (insinuante): “È qui che la volevo! Lo sa che la fretta è uno dei principali fattori che fa aumentare il rischio?”
“Il rischio di che?” faccio l’errore di chiedere.
Sconosciuto buzzurro: “Ma come di che?” risponde con il suo insostenibile piglio da televenditore “Il rischio che le succeda qualcosa. Un sinistro, un accidente. Dal semplice fastidio a... mi capisce... la tragedia, contemplando tutti gli stati intermedi.”
Direi che quest’uomo mi sta esplicitamente portando sfiga e trovo la cosa perlomeno scortese.
Carmilla: “Non ricordo cosa ha detto di volere in casa mia”
Sconosciuto buzzurro: “Suvvia signora non si alteri, cerchi di essere comprensiva. Sono stato un assicuratore tutta la vita, non so fare altro. Ma ora sono morto e posso parlare quasi esclusivamente con degli altri morti. Ma lei crede che i morti vogliano assicurarsi? Il peggio che poteva succedergli è già successo e io? Cosa posso fare? Sia buona, una piccola assicurazione. Contro incendi, terremoti. E se succedesse qualcosa alla casa?”
Mastico bestemmie mute

Carmilla: “Guardi la sua storia è commovente, ma io devo proprio andare”
Assicuratore: “Mi permetto di insistere”
RodolfoII: “Io sarei interessato a queste cosidette «assicurazioni»...”
Un lampo misto di ingordigia e pura gioia si accende nelle pupille dell’ambiguo individuo.
Parzialmente smorzato nello scoprire che il suo interlocutore è un attempato signore barbuto dall’aria non esattamente penetrante.
Assicuratore: “Sarò felice di spiegarle tutto. Ha cinque minuti da dedicarmi?”
Il suono di questa locuzione automatica, quasi il preludio ad una sinfonia di truffa fa scattare in me l’istinto di protezione. Lasciare Rodolfo II con questo tizio è omissione di soccorso, circonvenzione d’incapace, insomma il mio senso morale mi impone di fare qualcosa.
Carmilla: “Maestà perdonate l’intrusione. Come il signore spiegava prima i suoi servigi sono... ridondanti... per le persone nella sua situazione.”
RodolfoII (interdetto): “Quale situazione?”
Carmilla (sperando di non provocare imbarazzo): “Beh, le persone morte...”
Rodolfo sorride sollevato: “ah ma un imperatore non muore mai. A livello giuridico ho gli stessi diritti di un vivo.”
Carmilla: “Secondo quale ordinamento giuridico?”
RodolfoII: “Il mio... Ma non eravate in ritardo? Su, andate...”
“Sì, andate...” rincara l’infingardo.
Discutere lo so, non serve.
Assicuratore: “Signora?”
Carmilla: “Si?”
Assicuratore: “Mi raccomando, mai di fretta eh?”
Sarà una giornata di merda, lo so...

Thursday, March 01, 2007

Vivir para contarla (parte quinta)

Rodolfo II d’Asburgo, imperatore, ci sta implorando di trovare un modo per lenire il suo dolore.

Mi sento impotente e mi si spezza il cuore. Anche Teo, Ruthven e Muriel si guardano alla ricerca, infruttuosa, di una buona idea.
L’unica a non aver perso la calma è la Barosessa che, senza compatirlo troppo e senza perdere il suo cipiglio, lo fa riaccomodare sul divano.
Non credo lo faccia per mancanza di sensibilità ma piuttosto perché l’imperatore ha l’aria di uno di quei personaggi che è sempre pericoloso compiangere.
Baronessa: “Parlateci di lei”
Rodolfo II: “Cosa volete dire?”
Baronessa: “Come era Esther?.”
Rodolfo II pare dimenticare i suoi tristi affanni e con la gioia con cui tutti gli innamorati si dilungano sulle virtù del proprio oggetto d’amore, incomincia: “Esther era piena di vitalità e di un fascino senza artifici. Era minuta e bruna, aveva lunghissimi capelli neri e incredibilmente crespi” Rodolfo II sorride affettuosamente e poi continua, senza rivolgersi a nessuno in particolare “lei odiava i suoi capelli, per questo li portava quasi sempre coperti con un dei teli morbidi. A me invece piacevano molto e quando la vedevo li scoprivo, subito. Le dicevo che quella era la prova che, qualche secolo prima, i suoi antenati avevano camminato nel deserto.”
Carmilla: “E poi?” Ormai sono preda della curiosità ma non ci sarebbe davvero bisogno di invitarlo a parlare.
Rodolfo II: “Aveva la pelle chiara e grandi occhi neri. Le labbra avevano una piega quasi severa, ma tutta la sua sensualità era rivelata da una spia impertinente... (sorride) un piccolo neo scuro, proprio qui” dice appoggiano l’indice poco sopra il suo labbro superiore.
Baronessa: “Cosa le piaceva?”
Rodolfo II: “Il blu, le piacevano gli oggetti e i tessuti che avessero quel colore. E anche i fiori o le pietre. Ho comprato innumerevoli ceramiche dall’oriente solo perché possedevano una sfumatura di blu. Come se un giorno lei potesse vederle...”
Rodolfo sta per ripiombare nella malinconia ma la Baronessa lo pungola
Baronessa: “Cosa facevate insieme?”
Rodolfo II: “Io non lo so esattamente... credo quello che fanno tutti gli innamorati...”
Lancio uno sguardo inibitore a Ruthven prima che dica qualcosa di inopportuno
Rodolfo II: “Stavamo vicini, quanto più potevamo, e parlavamo continuamente. Di cosa poi... non saprei dirlo... credo che quasi sempre parlassimo di noi stessi e di quanto ci fossimo mancati e di quanto fosse lungo e privo di senso il giorno senza l’altro e quanto fosse più amabile e dolce la notte che ci riuniva. Credo che fossero discorsi molto sciocchi...”
Baronessa: “Camminavate insieme?”
Rodolfo II: “A volte, facevamo brevi passeggiate e osservavamo le stelle o i gatti randagi. Eravamo felici. È difficile raccontare la felicità.”
Baronessa: “La tenevate per mano?”
Rodolfo II: “Sì, non avrei dovuto ma sapevo di percorrere le strade di una città incantata, non ne ero certo ma sentivo che non avremmo incontrato nessuno e che avremmo potuto essere davvero liberi. Come nessuno è mai, nella vita reale.”
Rodolfo si ossrva la mano e la stringe dolcemente, come se volesse racchiudervi qualcosa di fragile e prezioso.

Rodolfo II: “Aveva belle mani, Esther. Piccole ma forti. A me piaceva riempirle di baci...”
Rodolfo II riprende contatto con la realtà e d’improvviso si accorge che oltre ad una elegante signora di mezza età ha davanti a sè un uditorio folto e molto meno distinto. Comprensibilmente il riserbo prende il sopravvento e il sovrano triste decide che è il momento di interrompere il suo racconto.
Capita la situazione ci disperdiamo simulando disinteresse.
Baronessa: “Allora maestà, com’è stato?”
Rodolfo II: “Cosa madame?”
Baronessa: “Ricordare. E raccontarlo.”
Rodolfo II: “Meraviglioso” risponde con dolorosa malinconia
Baronessa: “Era quasi come quando la sognavate?”
Rodolfo II: “Niente è come quando la sognavo. Però... sì grazie, è stato molto bello. Era come se la rivedessi. Mi sono sentito meno solo.”
La Baronessa gli prende la mano e la stringe con affetto.
Chissà se questo riappacificherà Rodolfo II e la realtà. Temo di no ma sono felice di vederlo meno angosciato.
È quasi l’alba. Se mi teletrasporto nel letto forse potrò dormire un’ora o due.
I fantasmi sono creature piuttosto prevedibili, solitamente. Da Rodolfo II mi sarei aspettata che ci ringraziasse e togliesse il disturbo. Invece il nobile Asburgo è ancora lì, pensieroso (o assente, è difficile giudicare) sul mio divano.
Il suo sguardo incontra il mio e dopo qualche secondo di silenzio sua grazia mi dice
Rodolfo II: “Credo che rimarrò qui ancora per un po’.”
Certo un morto fuori di testa in più o in meno non fa una gran differenza. Ma c’è qualcosa che mi fa sospettare che non sia una buona idea. Anche se non saprei dire esattamente perchè.
Ci penserò domani, ora devo cercare di dormire.
Carmilla: “Allora io mi ritiro nella mia stanza, maestà”
Rodolfo II: “Certo, certo vi do il permesso”

I motivi di perplessità si fanno meni confusi...
Mentre salgo le scale lo sguardo mi cade su un quaderno che avevo comprato qualche giorno fa dimenticando colpevolemnte che ormai scrivo quasi esclusivamente al computer.
È talmente tardi che non saranno 10 minuti di sonno in più a salvarmi dall’emicrania. Scendo di nuovo a pian terreno e prendo il quaderno e una penna.
Mi avvicino al divano
Carmilla: “Meastà?”
Rodolfo II: “Dite pure”
Carmilla: “Io avevo pensato che quando vi sentite solo, quando Esther vi manca molto... potreste scrivere qui tutti i vostri ricordi di quando eravate con lei.
Non sarà come starle accanto, ma io credo che vi farà sentire più vicino a lei. Così non correte il rischio di dimenticare nulla. E quando vorrete potrete rileggere quello che avete scritto e rivederlo davanti ai vostri occhi. Oppure potreste leggerne qualche pagina a noi. Solo le parti che sceglierete voi...” aggiungo ricordando l’imbarazzo di prima.
Rodolfo mi guarda e cerca per diversi secondi le parole per rispondermi. Poi, dopo una lunga attesa non so più se derivata dall’emozione o dalle sue disconnessioni, dice semplicemente “grazie”.

Corro a infilarmi sotto le coperte.