Sunday, August 28, 2005

Prologo

Il giorno che l'agenzia mi ha telefonato, ormai non speravo più di trovare una casa decorosa per la somma di cui disponevo.
A ricevermi sulla soglia c’era un simpatico giovanotto. Un tipo a modo, sembrava. Avrei dovuto pensarci che le persone oneste non fanno gli agenti immobiliari.
Il ragazzo mi mostra la facciata "non la trova misteriosa e romantica?" mi chiede. Io penso che sia il figlio di Giuseppe D'Agata e non gli dico che io userei piuttosto gli aggettivi «isolata» e «fatiscente».
Ma è una casa, finalmente, e anche molto grande. Certo, c'è da fare qualche restauro ma resta comunque un buon affare.
L'agente apre la porta e mi cede il passo, mellifluo e infido come solo un venditore sa essere. Mi aspetto di vedergli spuntare un piede caprino.
L'interno è bello e i mobili devono essere stati di buon gusto al loro tempo.
C'è uno strato di polvere alto un dito e cose sparse un po' dovunque. Mi sento nella casa di Miss Havisham.
Però mi piace. Perché negarlo, mi è piaciuta subito. Quindi, in un certo senso, non posso lamentarmi di quello che è successo dopo.
"Va bene, la prendo" ho esclamato.
Il giovanotto aveva già pronti contratto e penna. Ho firmato e ci siamo stretti la mano.
Mi ha salutato cordialmente e si è allontanato in tutta fretta. Aveva un altro appuntamento, mi ha detto, ma, naturalmente, non era vero.
Aprendo la porta del salone li ho trovati tutti lì, seduti ad aspettarmi.
Non è facile descrivere la situazione. Una cosa è leggere storie di fantasmi, ben altra cosa è trovarseli di fronte.
Sono corsa via e ho telefonato all'agenzia protestando perché nessuno mi aveva detto che la casa era ancora... abitata. Il loro esperto legale mi ha spiegato che purtroppo, essendo tutti gli inquilini morti (o in alcuni casi mai esistiti), non è possibile procedere legalmente nei loro confronti.
Ci ho rimuginato un po' poi ho deciso di fare un secondo sopralluogo. Avrei provato a parlargli chiaramente: la casa ora è di mia proprietà e loro non sono più i benvenuti.
Così sono arrivata, ho aperto il portone e ho percorso con il cuore il gola il corridoio, sono entrata nel salone e li ho trovati di nuovo tutti lì. Si erano riuniti per una piccola festicciola di benvenuto.
Io non so resistere a queste cose. E poi la casa era troppo grande per me sola. Insomma, ora viviamo tutti insieme.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

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8:50 PM  

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