Monday, October 24, 2005

Venezia e Bisanzio

Siamo davanti allo schermo. Io sono stesa sul divano a fiori da sinistra a destra, Teodoro da destra a sinistra. Tengo in braccio Ruthven e gli liscio le piume, gli piace moltissimo. Intorno a noi su sedie o cuscini hanno preso posto Muriel, la Baronessa, il Giocatore di Football senza volto e Balzofiore che è rimasto qualche giorno da noi.
Si sente bussare alla porta.
Non si percepisce il minimo movimento. Nemmeno la più piccola contrazione muscolare. Nemmeno quelle involontarie. Nessuno ha la minima intenzione di alzarsi per andare ad aprire.
Stiamo guardando la prima serie di ER in dvd, non si scherza.
E' una guerra di volontà. Il più debole cederà ed andrà ad aprire. Non certo io.
Non mi importa quanto tempo trascorra.

Alla fine la vittima sacrificale si autoelegge: il Giocatore di Football senza volto si alza e va verso la porta. In fondo lui è quello che si sta godendo meno la visione, potendo solo ascoltare i dialoghi.
Apre la porta e poi torna indietro. In effetti l'idea non è stata troppo efficace. Il Giocatore non può vedere chi ha bussato e, anche se l'avesse visto, non potrebbe riferircelo essendo privo, come si sa, sia di occhi che di bocca.

L'ospite è rimasto sulla porta.

Uff

Va bene, va bene.
Aspettami Doug Ross, tornerò appena possibile...
Metto il lettore di dvd in stand by mentre Teo va incontro all'ospite.

E' un signore di mezza età con la barba e il naso adunco. ll turbante non lascia molti dubbi sulla sua provenienza.
Teo: chi devo annunciare?

Teo cerca di non farsi intimorire dalla poca confidenza mostrata dal nostro ospite e dalla ricchezza del suo abbigliamento.
ospite: dipende, alcuni mi chiamano "Il conquistatore", altri "Il terrore dell'Occidente". Ma siccome sono qui per chiedervi udienza per voi sono solo Mehemet il Magnifico.

Mi alzo per andare a incontrare un ospite così illustre. Sono un po' intimidita e, diciamolo, non ho nemmeno la mise adatta.
Ma Balzofiore si frappone tra di noi

Balzo: Ego te proteggerò da st'infame e 'nfedele. Nun t'avvicinà, chiunque tu sia. Vade retro!
Carmilla: Balzofiore ma cosa fai?! Non ti permetto di offendere così i miei ospiti. E poi hai sentito, è anche venuto a chiedere un favore. Sei doppiamente scortese.
Ma non hai capito chi abbiamo davanti?

Intanto la Baronessa lo ha fatto entrare con molta grazia e lo ha fatto accomodare nel nostro salone. Poi si è voltata verso di noi e ha detto
Baronessa: ho l'onore di presentare Maometto II, uno dei più grandi guerrieri che la storia ricordi. Il vincitore della battaglia di Costantinopoli.
Balzo (tra sè) Mejo me sento

La Baronessa è emozionata. Si vede che da noi le manca un po' di mondanità mentre ora ha davanti un vero eroe, un protagonista dei libri di storia. Beh magari non di quelli europei...

Mehemet: vedo che questa splendida signora che già prima della morte aveva scoperto come domare il tempo ha portato il discorso sull'argomento che mi sta a cuore.
Intanto ci siamo seduti tutti intorno a lui. Siamo curiosi.

Carmilla: Temo di non capire ancora la ragione dell'onore che ci fate con la vostra visita
Mehemet: La battaglia di Costantinopoli io l'ho vinta, vero?
Carmilla: beh certo è storia...
Mehemet: Allora qualcuno mi vuole spiegare perché da più di un secolo sono uno zimbello? Se tutti sanno che ho conquistato io Costantinopoli perché nella maledetta opera di Rossini sono i veneziani a vincere? Perché? Mi dite una sola ragione? E' come se facessero un'opera sull'Iliade in cui vinconoi troiani!!!
Il Sultano si è alzato in piedi e si è infervorato. La parte sull'Iliade l'ha praticamente urlata mentre la disperazione stravolge il suo viso. Balzofiore lo guarda con diffidenza. Tra sè è convinto che ci pentiremo di avergli impedito di svolgere il suo ruolo protettivo.
Io intanto ho finalmente compreso il problema e lo spiego anche agli astanti.
Effettivamente nel 1823, per la messa in scena veneziana dell'opera maometto II , il Teatro La Fenice chiese agli autori (Cesare della Valle e Gioachino Rossini) di modificare la struttura della storia e di cambiare il finale. Nelle versione "veneziana" di Maometto II sono i venezianiti a vincere mentre i turchi soccombono. In spregio alla verità storica e alla memoria del povero Maometto II.

Mehemet: Capite? Per uno spirito come me l'onore è tutto. Ho vissuto tutta la vita cercando di essere all'altezza del posto che il destino mi aveva assegnato. E certo ho commesso degli errori... ma non ho mai barato. I veneziani hanno barato. Non è giusto, non è giusto, non è giusto!

Il sultano picchia con forza il suo venerabile pugno contro la poltrona su cui è seduto. Difficilmente la poltrona uscirà indenne da questa serata. Devo cercare di calmarlo, sia per trans-umana empatia sia per salvaguatrdare il mio arredamento.
Provo la via dell'understatement.

Carmilla: Maestà, ho letto il libretto veneziano. Non ci fate poi una cattiva figura. Anzi. In fondo perdete la guerra per una debolezza imputabile all'amore di una fanciulla. Fanciulla che, ricordiamolo, vi odia come nemico ma non può negare a se stessa di amarvi come uomo. Alla fine vi sacrificherà e voi perderete con molto onore.

Ruthven capisce la mia strategia e prova a supportarmi
Ruthven: Oh maestà una splendida morte. Un amour fou. Le donne vanno matte per queste storie.

Mehemet ci guarda come se noi non potessimo capire e si rivolge alla Baronessa
Mehemet: Io non sono il personaggio di un romanzo, sono un guerriero. Io avevo conquistato la città d'oro, avevo vinto Bisanzio.
Ho vissuto nel 1400 e a noi non importava piacere alle donne, a noi importava vincere o perdere. E io avevo vinto.

La baronessa porta un fazzolettino agli occhi. In realtà non ce n'è bisogno ma è uno di quei gesti teatrali che le piacciono tanto. Credo proprio che se avesse ancora un corpo e dei liquidi fisiologici ora starebbe piangendo davvero.

Carmilla: Maestà mi rendo conto della gravità della situazione. L'onore di un re è stato macchiato. Ma noi cosa possiamo fare?
Mehemet: Ho sperato che l'opera non avesse successo, che non fosse mai più messa in scena nella sua versione apocrifa e offensiva.
Carmilla: maestà i vostri desideri sono stati quasi esauditi.
Mehemet: Sì, fino a quest'anno. Hanno avuto il coraggio di riproporla.
Carmilla: senza offesa maestà, ma credo che ne passerà di tempo prima che a qualcuno venga di nuovo in mente di rappresentare la versione veneziana di Maometto II.
Mehemet: questa è la mia speranza. Ma ditemi, è vero che la Fenice organizza delle lezioni sull'opera per le scuole?
Carmilla: sì ormai da molti anni. A volte me ne occupo io...
Mehemet: Era quello che volevo sentirmi dire! Perché vedete, essere lo zimbello di altri spiriti è duro, essere lo zimbello di uomini e donne seduti tra i palchi è ancora più duro, ma essero lo zimbello di un gruppo di mocciosi... io credo che potrebbe uccidermi.
Stringe con forza il bracciolo della mia poltrona. Devo promettergli qualcosa, subito.

Carmilla: Maestà, cercherò di ripetere ogni volta che è possibile che la versione originale del libretto è quella del tetaro San Carlo, quella in cui i turchi vincono e Anna Erizzo si uccide.

Gli occi del sultano brillano di gioia
Mehemet: Fareste questo per me?
Carmilla: Sì maestà. E aggiungerò anche molti documenti storici che raccontino com'è andata la battaglia. Quella vera, quella che il vostro esercito ha vinto.

Ha uno sguardo colmo di gratitudine.
Pover'uomo, deve aver avuto un brutto anno.
La poltrona è da buttare ma sono felice di aiutarlo, nel mio piccolo.

... continua

Saturday, October 15, 2005

Balzofiore

La domenica, come in molte famiglie, si pranza tutti insieme. E spesso ci sono ospiti. Apparecchiamo il grande tavolo della sala e mangiamo.
O, meglio, io mangio. Loro no, non ne hanno bisogno. Ciò non toglie che gli piaccia sedersi a tavola e trovare davanti a sé il proprio piattino, le posate e il bicchiere. Il piatto rimane vuoto ma il bicchiere no. E' più forte di loro, non riescono a rinunciare al piacere di riempirsi il bicchiere e in fondo a me costa così poco.
È per quello che sono costretta a comprare litri e litri di bevande gasate al supermercato esponendomi al dileggio e al biasimo dei negozianti più salutisti. Inoltre il rumore delle bollicine di anidride carbonica è l'unica cosa che il Giocatore di Football Senza Volto può percepire e, dal momento che non può nemmeno portare il bicchiere alla bocca (essendone sprovvisto), cerchiamo tutti di assecondare almeno il suo udito.

Il nostro ospite di questa domenica è un vecchio amico di Teodoro e Ruthven. Piuttosto vecchio, direi, dato che Balzofiore (questo è il suo nome) è un simpatico frate del XIX secolo. Sospetto che i ragazzi lo abbiano invitato per tirarmi su il morale dopo la storia della mail, dal momento che il fraticello è un personaggio decisamente buffo.
Balzofiore è un uomo gioviale che ha una storia triste. Fu costretto a prendere i voti ma la sua vera vocazione era quella della poesia. Compose discreti versi durante la sua forzata vita ecclesiastica.
Raggiunta una certa età pregò Pio IX di sciogliere i suoi voti ma quello si oppose.
Non è un caso che a Roma si senta ancora imprecare con "mannaggia a Pio IX"...
Balzofiore, per orgoglio, giurò che non avrebbe più composto versi finché non fosse stato libero.
E così ancora adesso cerca Pio IX (o, meglio, il suo fantasma) per le strade di Roma. Prima o poi lo incontrerà, gli farà la festa e lo costringerà ad accettare le sue dimissioni da Santa Madre Chiesa. Così Balzofiore potrà scrivere il suo primo e unico componimento da uomo libero e poi trovare pace.
Ma Pio IX non sarebbe Pio IX se non fosse capace di evitare, anche da morto, tutti i suoi nemici. Sospetto, infatti, che ci sia una lunga fila di gente desiderosa di fargli la festa ma lui è molto bravo a non farsi trovare.
Intanto Balzofiore quando può viene a farci visita.
A renderlo un personaggio un po’ sopra le righe contribuisce anche la sua parlata a metà tra il latino volgare e il romanesco di Trastevere.
Spesso quando ci riuniamo ci legge dei versi del "sommo poeta".
Il Belli, naturalmente, Giuseppe Gioachino Belli. E' capace di andare avanti per ore. E purtroppo il “sommo" è stato uno scrittore quanto mai prolifico...


Dopo pranzo tutti si allontanano per preparare il caffè. Intuisco che sia una scusa: nessuno di noi beve il caffè...
Questa situazione surreale non avrà termine finché Balzofiore non mi avrà parlato. Allora cerco di mettere fine a questa farsa il prima possibile. Tanto lo so che sono tutti in giro ad origliare...
Balzofiore: “Piccole' come va?”
Carmilla: “Bene Balzofiore, grazie.”
Balzofiore: “In veritas nun me pare proprio.”
Carmilla: “Ma no, sono solo un po' stanca. Dovrei dormire di più”
Balzofiore: “Carmilli', non me pijà pe’ culo. Sei più depressa da’ fontana de piazza de Spagna.”
(Sospiro, sarà più faticoso del previsto)
Carmilla: “Va bene, forse sono un po' triste ma non è molto grave.”
Balzofiore: “Ma dimme un po' nun è che c'entra qualche homo scarso de virtute?”
Carmilla: “Ma che dici Balzofiore!? No, non è perché penso a qualcuno. Più probabile che sia perché ho un lavoro troppo precario, non ti sembra?”
Balzofiore: “Nun è che te stai a stupidì p' o' strimpellatore ignoto?”
Carmilla: “Chi il pianista? No, poverino. Non sa nemmeno che esisto. E poi IO non so nemmeno se sia vivo o morto.”
Balzofiore: “Da come sona me pare morto... Va bene non è lui. Allora chi è?”
Carmilla: “Santo Cielo! Non è NESSUNO!!!”
Balzofiore: “Sarà mica quell'insano che s’è schiantato cor trabiccolo davanti a' domus tua?”

Ho capito il senso di tutta questa macchinazione. Mi alzo in piedi e faccio un giro su me stessa. Lo so che sono tutti nascosti là intorno.
Carmilla: “Va bene ragazzi, adesso mi sembra che basti. Mi sentite? Mi sentite TUTTI? Io NON sono innamorata di NESSUNO. TANTOMENO del VOSTRO amico Henri. E, DI CONSEGUENZA, NON ho bisogno di NESSUNA consolazione per il fatto che lui se ne sia andato. Ci siamo capiti?”
(Mormorii confusi. Soprammobili che cadono e si rompono)

Carmilla: “Bene, e ora, se permettete me ne vado in camera mia.”
Balzofiore: “Piccole' quo vadis?”
Balzofiore mi trattiene per un braccio ma io mi divincolo un po' bruscamente.
Carmilla: “C'è UN posto in questa casa dove si possa stare soli per 5 minuti? Grazie.”
Balzofiore: “Te volevo solo di' che morto 'n papa se ne fa n'artro”
mi grida Balzofiore mentre salgo le scale verso la mia camera da letto. Come sempre ogni volta che nel discorso viene pronunciata la parola «papa» tutti automaticamente gli rispondono
Tutti: “Mannaggia a Pio IX”
Balzofiore: “Grazie rega'”

Tuesday, October 04, 2005

La lettera

Torno a casa dopo una giornata di lavoro di quelle in cui i minuti si dilatano oltre la percezione umana e trovo tutti i miei coinquilini pericolosamente assiepati intorno alla mia scrivania, un bel pezzo di antiquariato, larga abbastanza da contenere decine e decine di ammenicoli.
Carmilla: “Cosa state facendo?”
L’effetto sorpresa è devastante. Teo, Ruthven e Muriel sobbalzano spaventati e si allontanano frettolosamente dal luogo del reato. Un tonfo attutito rivela la presenza del Giocatore di Football senza Volto che si è malamente dileguato.
Mi avvicino. Il mio computer è acceso.

Tutti abbiamo delle debolezze. Io sono gelosa del mio computer. E, soprattutto, credo che sia legittimo non desiderare che la mia tastiera color argento con i lussuriosi tasti retroilluminabili venga adoperata con zampe unghiose, becchi appuntiti o zoccoli ovini.

Li guardo con sdegno, poi colpisco senza pensare agli inevitabili rimorsi.
Carmilla: “Non mi piace che usiate il mio computer. Avete una casa intera a disposizione per passare le vostre giornate, perché dovete rompere l'unica cosa che abbia portato io qui dentro?"
Tutti si guardano i piedi e non rispondono. Forse ho esagerato. Muriel sta per piangere.
Carmilla: "Se avete bisogno di utilizzare internet basta che me lo diciate. Aspettate che io torni e cerchiamo insieme quello che vi serve. Posso sapere cosa c'era di così urgente da non poter rimandare di un paio d'ore? Ruthven doveva cercare delle foto di Kate Beckinsale nuda?"
Continuano a non rispondere, inizio a preoccuparmi davvero.
Carmilla: “Allora?”
Teodoro: "Vedi, Carmilla non è che fosse urgente... E' che dovevamo farlo prima che tu tornassi"
Ipotesi apocalittiche prendono forma nella mia immaginazione.
Carmilla: "Non capisco..."
Ruthven: "Tu non saresti stata d'accordo"
Carmilla: "Non sarei stata d'accordo SU COSA, per la precisione?"
Teodoro: "Abbiamo usato la posta, Carmilla. Muriel voleva sapere se Henri ci avesse scritto. Anzi no, la verità è che tutti volevamo saperlo"


Ora tutto si spiega: Henri
Che io lo voglia o meno, qualcosa di lui è rimasto in questa casa. Del resto i fantasmi e le creature non umane in generale ragionano in termini temporali diversi dai nostri. Per loro pochi mesi sono un soffio.
Il problema è che mi sto adeguando ai loro parametri e che, diciamolo, ho sempre avuto il vizio perverso di guardare i rapporti in un'ottica fin troppo di lungo raggio.
E quindi, in fondo, anche a me sembra ieri che Henri fosse qui a farsi vezzeggiare da tutti. Mi immalinconisco, e cerco consolazione sulla mia poltrona preferita, in salotto.
Teodoro mi raggiunge timidamente.
Carmilla: "Teo, che bisogno c’era di fare tutto di nascosto?"
Teodoro: "Credo che tu possa immaginarlo... Hai detto che non volevi più sentir parlare di Henri e noi ci siamo organizzati di conseguenza. Ma noi siamo suoi amici e volevamo avere sue notizie. Così abbiamo pensato di fare tutto mentre eri via"
Mi sento un po’ in colpa. Li ho rimproverati come un’istitutrice isterica mentre cercavano soltanto di essere delicati nei miei confronti.
E’ anche vero che mi secca terribilmente che mi trattino come una vedova inconsolabile. Ma forse mi secca ancora di più ammettere che
la presenza di Henri, anche solo nei nostri discorsi, mi turbi.

Carmilla: "Va bene, va bene, Henri era dolcissimo e simpaticissimo. Peccato che fosse uno stronzo e che io abbia qualche difficoltà a soprassedere su questa sua caratteristica. Un giorno mi passerà e non ci penserò più ma per adesso non ho la minima intenzione di perdonarlo. Comunque è una cosa che riguarda me e lui e basta. Non voglio condizionarvi, se volete parlargli o mettervi in contatto con lui fate pure, siete liberissimi e, soprattutto, a me non importa assolutamente nulla"
Teodoro mi guarda senza fare il minimo sforzo per nascondere il suo scetticismo sulla mia ultima affermazione.
Teodoro: “Innanzitutto i fantasmi non sono mai liberi, Carmilla. In secondo luogo... va beh, lasciamo perdere. Ma a te non manca mai? Non ti chiedi dove sia, cosa stia facendo?”
Giro la testa dall'altra parte.
Carmilla: "Non voglio saperlo Teo. Non voglio sapere più nulla di lui"
Teodoro: "Va bene, come vuoi. Ci leggiamo un racconto di Hammett?"
Carmilla: "Perché no?"
...
Carmilla: “Teodoro...”
Teodoro: "Sì?"
Carmilla: "Ma poi...
aveva scritto Henri?"