Wednesday, April 05, 2006

Ode a Bellaura

Non mi sembra vero, una serata di quiete.
Sono nel mio salotto e guardo avidamente il libro che mi aspetta vicino la poltrona. La copertina ammicca carica di promesse...
Nessun disastro, nessun ospite importuno... Quasi, quasi è preoccupante. Do uno sguardo intorno, per sicurezza. Teo guarda il dvd di Ombre malesi, Ruthven scarica foto di vedette di Hollywood, Muriel gioca col Mucchietto d'ossa (o forse il Mucchietto d'ossa gioca con Muriel, la questione non è di così immediata risoluzione). Sembra tutto a posto.
Siedo e accendo l'abat-jour.
...
Non succede ancora nulla di imprevisto.
Apro il libro. Ahhh che bella sensazione iniziare un libro nuovo! Capitolo primo.
...
Ma non succede proprio nulla?!!!
...
Sicuro?

Sento un pianto sommesso. Un lamento quasi infantile. Non nella voce ma nei modi. Che qualcuno abbia trovato la mia discografia completa di Capossela?
Alzo gli occhi e scorgo un'ombra raggomitolata in un angolo tra la poltrona e la tenda.
Che peccato che sia venuto qualcuno a disturbarmi... Avevo davvero voglia di stare tranquilla a leggere il mio libro. Davvero, eh...
Cerco lo sguardo di Teo e Ruthven. Non sia mai detto che qualcuno pianga sconsolato nella nostra casa.
Mi avvicino con la maggiore delicatezza possibile. Ruthven tanto per facilitare le mie intenzioni accende la luce per illuminare chiaramente e brutalmente il nostro ospite.
Poverino, sembra davvero afflitto. Alza il capo e guarda verso di noi.
Il suo taglio di capelli è davvero imbarazzante. Non ci sono dubbi, viene dal periodo dei cavalieri. Soprassedendo sulla sua presentazione non esattamente eroica ci guardiamo soddisfatti. Un cavaliere è sempre un cavaliere.

Carmilla: "Buonasera signore, possiamo aiutarvi?"
Si alza in piedi e si rassetta. Carino, sembra uscito da un quadro preraffaellita.
Cavaliere: "Molto lieto di fare la vostra conoscenza. Mi presento. Sono Altavilla."
Incredibile. Un membro dell'unica famiglia nobile della mia terra d'origine che abbia lasciato un segno nella storia. Entusiasmante. Mi inorgoglisco.
Carmilla: "Voi siete per caso Ruggero D'Altavilla, compagno dello Stupor Mundi, Federico di Svevia? Avete partecipato alle crociate e tutto il resto?!

Speravo che il mio sfoggio di cultura impressionasse favorevolmente il nostro ospite e lo facesse sentire un po' a casa contribuendo a dissipare la sua malinconia. Invece l'effetto ottenuto è inaspettato e in senso contrario. Il giovanotto si lascia cadere sul mio divano e sospira.
Cavaliere: "No, non sono Ruggero. E nemmeno Tancredi o Rolando. Non ho nessun nome epico. Nessun nome da cavaliere."
Non credevo di aver messo il dito nella piaga.
Cavaliere: "Ma non solo" continua "Non ho nemmeno un nome oggettivamente brutto ma militarmente degno di rispetto come, che ne so... Rainulfo."

"Hai un nome che è peggio di Rainulfo?" chiede Ruthven gelando l'atmosfera.

Carmilla: "Ruthven vuole dire che la sensibilità estetica è molto cambiata nei secoli. Magari un nome che sembrava ridicolo ai vostri tempi ora forse è un nome diffusissimo."

Cavaliere: "No, credo di poterlo escludere."

Carmilla: "Suvvia! Come vi chiamerete mai? Vi informo che state parlando con una che si chiama come un famoso vampiro" gli dico per cercare di solidarizzare.
Abbassa gli occhi. Sa già come si svolgerà la scena. Inspira profondamente e poi dice
"Gandallino"

Ruthven scoppia a ridere. Io lancio saette dalle pupille. Povero Gandallino, deve essere una serata difficile per lui.

Gandallino: No, lascia stare. Lo so, ha ragione. E' proprio il mio nome la causa di tutti i miei problemi."
Si guarda intorno cercando la scatola dei kleenex. Non deve asciugarsi nessuna lacrima, ma capisco che gli fa bene stringerla mentre parla. Gliela passo mentre lui continua a sospirare.
Non riesco a restare indifferente. Anche l'ectoplasmino più regolare mi suscita una gran compassione. Faccio sedere l'amico con la scodella in testa sul divano e provo ad aiutarlo come posso. A volte parlando le soluzioni si trovano.

Gandallino: "É stato sempre così, fin da quando ero bambino. Quando dovevamo giocare a mori e cristiani per via del mio nome poco adatto alla battaglia a me toccava sempre fare... "
Teo: "il moro?"
Gandallino: "No, la dama rapita. Davvero imbarazzante. Anni dopo, quando si doveva decidere chi lasciare a casa a difendere i castelli mentre gli eroi erano in battaglia la scelta cadeva inevitabilmente su di me.

Carmilla: "Capisco, e la cosa vi feriva?"
Gandallino ci guarda stupito.
Gandallino: "Ferirmi? No, no. Io odio la guerra! Non ci sono affatto portato. Dice con un certo orgoglio. "L'essere lasciato lontano dalle armi mi ha fatto scoprire mia vera passione"
"E cioè?" chiede Ruth dubbioso

Gandallino si alza in piedi ed esclama "la poesia cortese".

Ruthven: "Ma allora Fiorellino, qual è il tuo problema? Non volevi combattere e non hai combattuto. Mentre i tuoi cugini andavano a farsi massacrare tu restavi a casa a strimpellare!"

Gandallino: "Ah fossi andato in guerra, dice sospirando. Non proverei questo dolore, Questa insoddisfazione. Magari se fossi stato soldato avrei fatto carriera e mi sarei realizzato.

L'espressione di Ruthven esprime senza mezzi termini le sue riserve su questa ipotesi ma per fortuna Gandallino non se ne avvede.
Carmilla: "Fatemi capire ser Gandallino, cosa vi affligge?"
Gandallino: "Vedete mia cara, un cavaliere non è nulla senza la sua spada, un frate non è nulla senza il suo rosario e un poeta non è nulla senza la sua...
Teo: "Penna?"
Gandallino: "Donna! Senza la sua donna! A chi interessano le rime vuote? Ci vuole una dama perfetta a cui dedicarle."
Carmilla: "Ser Gandallino, nessuna dama del vostro castello vi andava bene?"
Gandallino: "Beh io non ho girato molto in vita e nel castello non c'erano tante giovani donne. Togliendo i parenti stretti, le vecchie le bambine, le mogli dei parenti... non rimaneva granché.
L'ho chiesto a un paio di giovinette del villaggio ma pensavano che volessi sedurle e mi hanno evitato."

"Una tragedia" ironizza Ruthven, ma Gandallino non brilla per senso dell'umorismo. Come molti altri fantasmi del resto.

Gandallino: "E così, capite, la mia anima non trova compimento..."
Carmilla: "Come potremmo aiutarvi? Ci spiace per la vostra sorte..."
Gandallino assume un'aria inconsolabile. Mi sembra di intuire che anche in vita gli fosse familiare, poi un'idea improvvisa gli accende lo sguardo.
Gandallino: "Vi spiacerebbe essere la mia dama?"

La risata incontenibile di Ruthven scuote la casa.

Ruthven: "Scusa, non riesco a fermarmi. Ah ah! E chi saresti? La belle dame sans merci?"
Carmilla: "Ruthven, se non la smetti ti uccido. Di nuovo."
Ruthven: "Ah ah, scusa, è più forte di me"
Non riuscendo a fermarsi Ruthven cambia stanza. La sua risata rimane in sottofondo ma io e il mio ser Gandallino la ignoriamo. Beh è la prima volta che qualcuno mi chiede di essere la sua dama. Sono un po' imbarazzata

Carmilla: "Ser Gandallino io sono molto lusingata ma... non so se posso accettare, cioè io nemmeno vi conosco..."
Gandallino: "Tranquilla madonna... madonna?"
Carmilla: "Carmilla"
Gandallino: "Madonna Carmilla"
Ruthven che era appena riuscito a riprendere fiato è scosso da un nuovo e più temibile attacco di ilarità irrefrenabile. Continua a ripetere "madonna Carmilla"
Gandallino ha un applomb invidiabile. Deve essersi allenato per tutta la vita a ignorare la gente che lo derideva.

Gandallino: "Devo ammettere che non suona bene. Se mi consentite vi sceglierei un nome più consono alla mia epoca. Ma non temete per la purezza del componimento, rinominare l'oggetto dei propri versi era una pratica comune fra noi poeti cortesi."
Annuisco convinta.
Teo: "E... quale sarebbe il nome che scegliereste?"
Non capisco tutta questa diffidenza nei confronti di questo bravo giovane.
Gandallino: "Io pensavo a Bellaura, vi piace?"

Ero preparata anche a qualcosa di peggio, lo ammetto. Sì mi piace. Accetto volentieri
Sapete, dice Gandallino con aria un po' tronfia, pensavo ad un bel gioco di parole su Bellaura e bell'aura se capite cosa intendo...

Teo: "Noi intendiamo perfettamente messere, peccato che arriviate tardi. Temo che su questo gioco si sia già dilettato ampiamente un tal Petrarca."
"Ah" constata secco Gandallino. "Comunque non è l'originalità la prima dote di un sonetto."
Teo decide di non controbattere e va a raggiungere Ruthven.
Beh Gandallino forse non è tra i nostri amici più simpatici ma chissà che vita difficile deve aver avuto. E poi mi ha scelto come sua musa! E questo mi bendispone nei suoi confronti, non c'è nulla da fare.
Gandallino si siede al tavolo del salotto, tira fuori una penna e un calamaio e inizia a scrivere.

Carmilla: "Signor Gandallino, cioè volevo dire messere?"
Gandallino: "Sì Bellaura?"
Carmilla: "Io ci tenevo a precisare che... beh... ecco io non provo nessun sentimento nei vostri confronti."
Gandallino: "Oh mia cara ci mancherebbe! Anzi meglio così! Di più gode il poeta del mio tempo se non è ricambiato."
Carmilla: "Però, non è per polemizzare ma anche voi non provate alcun sentimento per me."
Gandallino: "Non conta. La poesia è finzione! Il poeta non ama che se stesso e il suo dolore. La dama, diciamolo, diventa un pretesto per parare dell'amore assoluto."
Sì forse ha ragione però... da dama a pretesto in pochi minuti! Uffa. Meno male che quei due non hanno sentito.
Lascio Gandallino ascrivere e vado nella mia stanza a leggere il mio povero libro.

Mi sono quasi dimenticata di lui quando sento bussare
Gandallino: "Bellaura?"
Carmilla: "Entrate pure Gandallino."

Stringe tra le mani un plico arrotolato e chiuso con la ceralacca. Non potete immaginare la felicità dipinta sul suo viso.
Gandallino: "Ho scritto dei versi per voi" dice e mi porge lo splendido plico.
Carmilla: "Ma... posso leggerlo?"
Gandallino: "Ve ne prego!"
Sono emozionata! É la prima volta che qualcuno scrive una poesia per me e poi me la fa leggere. Pretesto o meno è una sensazione meravigliosa. Srotolo la pergamena e leggo curiosa.

"La vostra pelle bianca come l'alabastro bla bla
le vostre labbra rosse come il corallo bla bla"

Gandallino deve accorgersi di una sfumatura di delusione sul mio viso
Gandallino: "Beh non è l'originalità"
Carmilla: "la prima dote di un sonetto, certo certo." Vado avanti

"i vostri occhi azzurri come i mattini di primavera bla bla
i vostri capelli color dell'oro filato"

Carmilla: "Color dell'oro filato? Gandallino i miei capelli sono neri! E i miei occhi pure!"
Gandallino: "Lo so Bellaura, ma la poesia cortese non è una poesia realistica o descrittiva. E poi ci sono degli stilemi rigidi da rispettare. I capelli devono essere biondi."
Carmilla: "Certo, gli stilemi."
Vado avanti senza troppe sorprese.
Gandallino: "Allora, mia Bellaura, ti è piaciuta?"
Carmilla: "Moltissimo Gandallino, siete un grande poeta e le donne che vi hanno rifiutato fin ora non sanno che privilegio si sono perse (specie quelle che avevano davvero i capelli biondi)"
Gandallino: "Lo dite davvero?"
Annuisco incrociando le dita.
Gandallino: "Voi mia adorata Bellaura, mi avete reso un servigio inestimabile accettando di essere la mia dama. Ora sono un uomo felice. Un vero poeta. A voi e solo a voi dedicherò tutti i miei versi. O meglio all'idea che io ho di voi. Che è qualcosa di indipendente da voi, ma che voi mi avete lasciato libero di usare.

A metà discorso mi sono persa comunque gli dico
Carmilla: "Fate del mio pensiero e del mio nome ciò che volete messere, ve li regalo. Trattateli con cura."
Gandallino: "Saranno il mio tesoro più grande."
Carmilla: "Signore, devo chiedervi però una grande cortesia"
Gandallino: "Mia cara, voi scherzate. Credete che potrei mai rifiutarvi alcunché? Comandate"
Carmilla: "Sareste così gentile da non far leggere quei versi a nessuno che abiti in questa casa, sapete... per pudore."
Gandallino sorride e annuisce lieto. Forse scriverà una poesia sulla mia virtù. Io tiro un sospiro di sollievo...