Saturday, February 25, 2006

New Economy

Ho letto una volta una storia di scarso valore in cui si sosteneva che internet non fosse altro che una porta per l’ingresso dell'Anticristo. O qualcosa del genere. Le tre letterine che identificano il world wide web potrebbero essere considerate una trascrizione variante del "numero della bestia".
Eh lo so, degno di Dan Brown o dello sceneggiatore di Van Helsing.
Eppure c'è un fondo di verità. A volte il seme del caos si annida in oggetti apparentemente innocui. Come una carta di credito, ad esempio...

Se ci riflettete sarà facile convenire con me che il processo di smaterializzazione del denaro, la possibilità di comprare quasi qualunque cosa con un click ha avuto un effetto collaterale devastante: ha restituito ai fantasmi potere d’acquisto. Certo, mi rendo conto che perché questa eventualità si verifichi ci vogliono una casa infestata, un computer che ormai appartenga alla casa, degli spiriti che abbiano più capricci di una squadra di majorette.
Non so dal punto di vista statistico su che cifre ci muoviamo, ma di sicuro nella mia casa risultano verificate tutte e tre queste condizioni.
Dimenticare il portafogli a casa si trasforma in una distrazione che mi può costare cara e sinceramente comincio a pensare che non sia affatto casuale ma che qualcuno nottetempo sposti i miei effetti personali. Solo così si spiegherebbe come mai io debba trascorrere ogni mattina 15 minuti buoni a cercarli, passando poi per una incorreggibile ritardataria. A volte capita che il ritardo sia eccessivo e io rinunci a trovare il mio portafogli ed esca lo stesso.
É allora che agiscono. Appena sono fuori raggio loro accendono il computer e, carta di credito alla mano, danno sfogo ai loro desideri più improbabili.
Vi sarà capitato, non ho dubbi, di navigare su siti come ebay e di pensare che non è possibile che esista gente che metta DAVVERO quegli annunci. Avevate ragione. Non è la gente. Sono loro, e quelli come loro.
Così quando torno a casa so cosa può aspettarmi.
A volte riesco a rimandare la roba indietro e a tamponare il danno. Ma non sempre.
La cosa peggiore è quando comprano dei regali per me. Gli oggetti più assurdi e inutili che la mente dell'uomo perverso abbia messo in commercio. E coi miei soldi per giunta. Ma come si fa ad arrabbiarsi con chi ci ha fatto un regalo?

Quando rientro trovo un pacco imballato in salone. Proprio un bel pacco, con la carta colorata e un fioccone.
Bisogna sempre prima provare con la migliore delle ipotesi possibili
Carmilla: "Qualcuno ci ha mandato un regalo? Forse Henri?"
Cerco il mittente speranzosa. Ma Theo e Ruthven mi tolgono il pacco dalle mani
Theo: No, non è proprio così.
Lo so che ne hanno combinata una ma il pacchetto sembra innocuo. Non è come quando ci hanno recapitato a casa una vera armatura in cotta di maglia del XII secolo con annessa panoplia completa...
Forse stavolta me la cavo con poco. Il pacco non è ingombrante. Se non c'è lo stemma di Cartier...
Mi siedo. Vengo in pace. Allungo la mano. Non c'è bisogno di parlare e Ruthven posa diligentemente la carta di credito sul mio palmo.
Carmilla: "Cosa avete comprato stavolta?"
Teo: "Una cosa che ti piacerà tantissimo!" Il suo entusiasmo mi inquieta. Temo un altro regalo.
Ruthven: "Aspetta, prima devi guardare questo sito."
Mi hanno quasi incuriosito...
Guarda là che sito buffo. Sembrano quadri.
Capisco perché piacciono anche ai miei piccoli amici morti.
Che soggetti assurdi... mm che sia morta anche lei? La pittrice intendo...
Beh forse stavolta ce la siamo cavata.
Carmilla: "Avete comprato qualcosa qui?"
Annuiscono contenti, hanno capito che mi è piaciuto, per una volta.
Theo: "É un regalo per te"
Sì, sì la conosco questa musica. Però devo dire... davvero carini questi disegni. Non mi dispiacerà appenderne uno.
Carmilla: "Mi fate vedere quello che avete scelto?"
Intanto clicco sulle preview. Davvero niente male. Molti fanno sorridere. Altri sono più malinconici. Alcuni inseguono deliziose follie.
Theo: "Abbiamo ordinato questo."
Ah ah, ma dai! Un gattino fantasma. Ci starà proprio bene in questa casa.
Carmilla: "Dove lo appendiamo?"
Silenzio. Muriel manda un gridolino spaventato.
Non capisco.
Teo mi guarda preoccupato
Theo: "Carmillina, perché vorresti appenderlo? Forse i gatti non ti piacciono tanto però..."
Forse c'è qualcosa che mi sfugge.
Carmilla: "Che altro vorreste fare con un quadro?"
“Un quadro?Che c'entrano adesso i quadri?” Dice Ruthven quasi infastidito.
Carmilla: "Voi non avete comprato un quadro con un gattino fantasma?"
La risposta tarda ad arrivare, Teo cerca di raccogliere le idee
Theo "Carmilla credo che alla base ci sia un problema semiotico. Non so perché ma stai operando un illogico slittamento tra significante e referente"
Muriel sta per cadere dalla sedia, Ruthven è più diretto... a suo modo.
Ruthven: "Mia cara quando compri della biancheria intima online pensi che a casa ti recapitino la foto delle modelle?"
Carmilla: "Io non compro biancheria intima online!" protesto. Un momento... forse inizio a capire.

Mi avvicino al pacco
Carmilla: "Mi state dicendo per caso che..."
Tendo l'orecchio, non riesco a crederci. Sento dei fruscii, poi dei lamenti flebili ma inconfondibili.
Non è possibile...
Apro il pacco velocemente... povera bestia! Uh, ma che stupida, è un gatto fantasma non gli sarà certo mancata l'aria.
Eccolo là. Io li odio già da vivi i gatti... pensa da morti.
Almeno questo non puzza e non perde il pelo... è già qualcosa. Guarda che occhioni dolci.
I ragazzi mi si fanno tutti intorno.
Muriel: "Lo possiamo tenere?" Diaboliche creature dell'oltretomba, le fanno chiedere a Muriel queste cose...
Guardo quel mucchietto d'ossa coperto da un lenzuolo. E chi ce la fa a rispedirlo indietro?
Poi rispedirlo a chi? Già non voglio sapere come abbia viaggiato per posta un gatto fantasma comprato via internet su un sito che, ci avrei giurato, vendeva innocenti quadri...
Mentre io rifletto il cucciolo scorazza già per casa.
Sono tutti impazziti. Eh va beh... benvenuto piccolino.
Speriamo non abbia turbe strane. Che nelle notti di luna piena non diventi un mammut mannaro o cose del genere. Ormai sono un po' diffidente...

Mi siedo sul mio divano. A volte vorrei una vita più regolare.
A fare da contrappunto a queste improbabili riflessioni vedo qualcosa di leggero che si posa vicino a me, dondolando dolcemente.
Che il mucchietto d'ossa abbia smosso alcune delle sculture di polvere sotto al mio letto?
No, no è piuma d'oca.
Che stress... salgo al piano di sopra a vedere cosa sta succedendo.
Qui le piume sono praticamente una pioggia. Molto Kurosawa, non c'è che dire.
Mentre i miei coinquilini si spupazzano il nostro degno animale domestico io contemplo lo scempio del mio piumino e del mio cuscino. Sventrati, letteralmente.
Altro che mucchietto d'ossa, forse jack lo squartatore come nome andrebbe meglio...
Non ho più la forza d lottare.
Carmilla: "Ma che è successo qui dentro?" Senza arrabbiarmi, giusto per sapere. Tanto ormai...
Ruthven: "Beh il gatto fantasma cercava qualcosa ma non sapevamo bene cosa. Si è placato solo quando ha trovato queste"
e mi mostra una bustina di naftalina presa da qualche cassetto.
Naftalina? Che diamine ci fa un gatto morto con della naftalina?
Non voglio saperlo. Non voglio saperne proprio nulla...
Torno giù per non pensare a come farò a rimettere a posto la stanza. Credo che riempirò il mio cuscino con le piume di Ruthven.
Il computer è rimasto acceso. Sito diabolico. Tostoini punto it.
Guardo gli altri quadri.
Poi mi assale un dubbio. No, non è un dubbio. É una di quelle illuminazioni che abbiamo a volte. Scorci del futuro. L'assoluta certezza che il peggio che ci aspettavamo sta per succedere. E noi non possiamo evitarlo
Carmilla: "Ruthveeeen" grido. Avevo detto che non avevo la forza di arrabbiarmi? Mentivo
Il pennuto arriva.
"Cosa c'è?"
Carmilla: "Giura che non avete comprato nient'altro."
Il silenzio che segue conferma i miei più atroci sospetti.
Comincia a farfugliare qualcosa, io ho una mezza crisi isterica.
Carmilla: "Cosa altro hai comprato? Dimmelo santo cielo!!!"
Ruthven: "Niente Carmilla..."
Carmilla: "Ruthven, dimmelo ADESSO"
Ruthven: "E va bene, ne ho preso un altro."
Carmilla: "Chi"
...
CHIIII?
Ruthven: "L'uomo ortaggio..."


Tuesday, February 14, 2006

La pietra di luna

E così era entrato in casa nostra.
E ci si era fermato. Con naturalezza, come fosse la sua. E da quando si era seduto sul divano a farsi ripulire la fuliggine dal viso e aveva iniziato a raccontarci i resconti improbabili dei suoi viaggi noi lo avevamo considerato uno dei nostri.
A Henri piace farsi viziare e devo dire che non gli abbiamo davvero mai fatto mancare nulla.
Era diventato in pochissimo tempo l'anima della casa (se mi perdonate l'espressione a riguardo di una cosa di fantasmi) e noi ci siamo ritrovati senza nemmeno accorgercene a contenderci un po' le sue attenzioni.
Da quando lui era con noi tutto ci sembrava un po' più vivido, più colorato, più divertente.
Ora che è passato molto tempo posso dire che forse io ero quella che più di tutti gli si era attaccata e considerava la sua presenza come imprescindibile.
Loro, gli altri, lo avevano capito molto prima di me che non era possibile che lui rimanesse con noi. Se avessi avuto più esperienza di queste cose lo avrei intuito già diversi giorni prima che lui aveva iniziato a scalpitare. Che era triste, a disagio, che gli mancava qualcosa.
Lo avrei scoperto prima di svegliarmi un giorno e semplicemente non trovarlo più.

Ora.. se un uomo viene a vivere in casa mia non mi importa da quanto tempo sia morto ma se va via senza nemmeno salutare io non è che la prenda tanto bene.
Non avevo più voluto saperne di lui.
E credo che lui se lo immaginasse.
Ma Henri è uno strano ragazzo. Troppe volte pensa di poter risolvere tutto con un sorriso e qualche frottola ben raccontata. E so che è anche colpa mia se crede che funzioni...
Non avevo avuto nessuna notizia di lui per mesi. Non che non ci avessi pensato... ma trovarselo davanti era tutta un'altra cosa.
Chissà quanto c'entrava il campanellino in tutto questo. Nulla probabilmente.
Però intanto Henri era lì e io dovevo nascondere il piacere della sua presenza. Dovevo convincere gli angoli delle mie labbra a non salire verticalmente.
Henri: "Ciao"
Uno riappare dopo mesi e si presenta con un «ciao». Molto, molto nel suo stile. Ma se pensa che io lo perdoni...
Carmilla: "Vattene Henri, non abbiamo niente da dirci"
Mi viene il dubbio di non essere convincente come vorrei. Anche perché quel naufrago di professione mi conosce troppo bene. E sembra che non si sia fatto scoraggiare nemmeno un pochino.
Henri: "Peccato che tu non mi voglia ricevere, ero venuto a portarti un regalo"
Non ce la faccio proprio a non sorridere. Pazienza se la mia coerenza è andata momentanemante a bere un caffè.
Mi giro verso di lui.
Quando incontro il suo sguardo una sensazione di calore dolcissima si diffonde dal cuore alla punta delle dita.
Chissà dov'è stato in questi mesi. E' vestito all'indiana, con pantaloni e casacca bianchi. So che muore dalla voglia di raccontarmi favole per ore.
Sì forse, potrei perdonarlo. Non escludo questa possibilità. Ma almeno che fatichi un po'.

Cerco di assumere un'espressione diffidente e porgo la mano. Che strano... è la seconda volta in poche ore che ricevo un regalo...
Henri: "Prima chiudi gli occhi"
Obbedisco docilmente.
Appena sento un piccolo peso sul mio palmo apro gli occhi curiosa.
E' un ciottolo. Un sassolino qualunque. Grigio con qualche striatura bianca. Se conosco Henri è capacissimo di averlo raccolto tra la ghiaia del mio vialetto.
Se sono delusa? No. Non penserete mica che il regalo sia quello. No il regalo sono le fantasie che riuscirà a costruirci intorno, fino a renderlo unico e insostituibile. Il più prezioso ciottolo del mondo dei vivi e di quello dei morti.
Carmilla: "Che cos'è?" gli chiedo sorridendo. So che vuole che glielo chieda. Se ognuno fa la sua parte il gioco può proseguire.
Henri: "Come che cos'è? Non vedi che regalo prezioso ti ho portato stavolta?"
Lo sa che sto aspettando... Osserva le mie reazioni, trova il mio sorriso. Può proseguire.
Henri: "E' una pietra di luna.
Ti spiego. Ero in India ed ero profondamente triste. Mi mancavi e non sapevo se ti avrei più rivista. Avevo paura che tu non potessi mai perdonarmi."
Che impunito ruffiano penso mentre stringo il sassolino.
Henri: "E pensavo che l'unico modo per convincerti a riaccogliermi era portarti un regalo eccezionale, un regalo che ti avrebbe sorpresa. Ma con te non è facile... Guardavo il cielo notturno cercando ispirazione.
Carmilla: "Come Pierrot?"
Henri: "Come Pierrot.
E allora ho avuto l'idea giusta: ti avrei regalato una cosa di cui in tutto il mondo esiste un solo esemplare. Anzi, in tutto l'universo.Ti avrei regalato la luna, così mi avresti perdonato."
Carmilla: "Forse"
Henri: "Così forse mi avresti perdonato" mi concede "Ero davvero felice della mia idea. Così ho preso una corda bella robusta e sono salito sulla luna per portartela giù, come un palloncino comprato ad una fiera. Però una volta lì sopra ho guardato la Terra e ho immaginato come sarebbe stata triste e spoglia la notte del mondo senza la luna. E ho capito che tu non avresti mai accettato di privare tutti gi uomini della luna e del riflesso d'argento sulle acque scure. Mi sbagliavo, forse?"
Carmilla "No Henri, mi conosci bene"
Henri: "E poi mi sono ricordato che dici sempre di non avere spazio, di non sapere più dove mettere le cose e ho avuto un po' paura che se ti avessi portato un regalo così ingombrante saresti stata in difficoltà.

Allora giacchè ero sulla luna ho pensato che avresti gradito un piccolo souvenir. C'erano dei fiori meravigliosi che ti sarebbero piaciuti da impazzire, ma temevo che l'impatto con l'atmosfera, al ritorno, li avrebbe uccisi e non lo avrei sopportato. Allora ho raccolto un pezzo di luna e l'ho messo in tasca e l'ho portato qui per te."
Mi guarda ancora un po' incerto.
Carmilla: "Ciao Henri, bentornato" gli dico.
Appoggio la pietra di luna sulla specchiera e mi infilo sotto le coperte.
Henri: "Fammi dormire con te"
Carmilla: "Henri sei morto, non puo dormire"
Henri: "Allora fammi vegliare il tuo sonno"
Cerco di ricordare se sono mai riuscita a dirgli di no
Si siede sul mio letto e mi accarezza la fronte.
Carmilla: "E come sono i fiori che crescono sulla luna?" gli chiedo mentre sento che non riesco più a resistere al sonno
Henri: "Di una bellezza commovente. Hanno la forma di stelle bianche, fragili, delicate. E hanno lunghi pistilli eleganti che si adagiano sui petali opalini. Non potrebbero crescere sulla Terra, la luce del sole ne offenderebbe la bellezza. Come quelle principesse pallide che vivono nelle stanze buie dei castelli."
Chiudo gli occhi e immagino i fiori della luna.
Henri: "Ti ho mai raccontato di quella volta che una tigre si è innamorata di me?"
Carmilla: "Sì Henri"
Henri: "Ah, e di quella volta che sono rimasto sotto la neve per quasi un giorno intero, completamente sepolto? Ti parlo di quando ero ancora vivo, eh!"
Carmilla: "Sì Henri, me lo hai raccontato. Dovresti rinnovare un po' il tuo repertorio"
Continuo a tenere gli occhi chiusi, così è più facile parlargli.
Carmilla: "Quando mi sveglierò non ci sarai, vero?"
Henri: "No, non ci sarò"
Lo sento esitare. Ha paura di ferirmi ancora.
Carmilla: "Andrai a cercarmi un altro regalo?"
Henri: "Sì, Carmilla. Vado a cercarti un regalo ancora più bello e a raccogliere qualche storia nuova da raccontarti. Così non farò più queste brutte figure"
Carmilla: "Allora stanotte raccontami quelle che conosco già finché non mi addormento..."