Monday, May 29, 2006

Qualcosa di familiare

L'estate è arrivata all'improvviso e ha colto impreparati sia me che la mia casa.
So che ormai è diventata un tempio votivo dedicato al Caos Assoluto, quella creatura lovecraftiana che alimenta se stessa e che non è possibile contrastare.
Per questo percorro la strada del ritorno pervasa da una leggera inquietudine. È possibile arginare questo afflato di decadimento o ci è consesso solo resistere affannosamente?
Mentre cerco una risposta ad un quesito su cui molte generazioni prima di me si sono arrovellate, apro la porta sovrappensiero.
Qualcosa mi colpisce, ma non riesco subito a capire cosa. Ha a che fare con la luce, forse. C'è una luce diversa. Mi concentro.
Finalmente metto a fuoco: è tutto in ordine.
Tutto è lindo e al suo posto.
L'idea che possa essere stato qualcuno dei miei abituali coinquilini non mi sfiora nemmeno.
Superata la sorpresa, subentra la curiosità.
Cerco di raccogliere gli indizi: l'odore... l'odore viene dalla cucina. Lo seguo e mi sembra di riconoscerlo.
Apro la porta e scopro che non mi sbagliavo: una simpatica signora di mezza età sta tirando fuori dal forno una teglia di muffins ai mirtilli.

Il mio primo impulso è quello di gridare «mamma» e di correre ad abbracciarla. Chiunque ella sia. Poi mi trattengo, forse è più prudente capire prima cosa fa in casa mia.
La diffidenza è polverizzata dalla fragranza dei dolci e dal sorriso angelico della sconosciuta signora.
Signora :"Meno male che c'è ancora qualcuno che può mangiarli! Temevo che nessuno potesse più gustare la mia ricetta esclusiva"
Perché nessuno possa accusarmi di scortesia non resta che assaggiare questi capolavori ai mirtilli.
Niente male davvero. La soddisfazione stravolge i miei lineamenti e la cuoca sorride.
Signora: "Sono contenta che ti piacciano, cara. E devi ancora provare i miei suffle!"
Un brivido estatico mi pervade, la salivazione aumenta.
Carmilla: "È stata lei a mettere tutto in ordine?"
Signora: "Oh sì tesoro, spero che non ti abbia infastidito."
Incredibile, ha davvero l'aria dispiaciuta. Forse non sa che, se non avesse messo in ordine lei, un giorno il Caos Primigenio mi avrebbe definitivamente buttato fuori di casa. Così invece l'Immondo Padrone è stato costretto a incassare.

Carmilla: "Ma quale dispiacere? Anzi, non doveva disturbarsi così, è una mia ospite. Piuttosto, a cosa devo l'onore della sua visita?"
La signora è in difficoltà, stringe in maniera patetica un orlo del suo grembiule vittoriano.
Carmilla: "gentile signora, non faccia così. Le assicuro che se potrò aiutarla lo farò con gioia. Lei non immagina quanto le devo" aggiungo sussurrando.
Signora: "È così imbarazzante... ecco io... avrei bisogno di una casa dove stare."
"Per me, se vuole, può restare a vivere qui per sempre." è la risposta che si forma automatica nella mia mente, ma quello che pronuncio è un più accettabile "Signora, può considerare questa casa a sua disposizione."
Signora: "Io, non osavo sperarlo." dice con gratitudine e trasporto
"nemmeno io" vorrei aggiungere mentre pregusto con l'immaginazione i deliziosi manicaretti e i piaceri indiscussi che derivano da un letto sempre rifatto, dei vestiti profumati e stirati e da un bagno senza piume di cornacchia.

Signora: "Che scioccona non mi sono ancora presentata!"

Per pochi istanti una certa paura si impossessa di me. Anche questa volta la signora fantasma è una personalità storico-artistica-letteraria che dovrei conoscere e che invece ignoro? Arriverà come al solito uno degli sfaccendati che vive con me a sottolineare la mia mancanza?

Signora: “Mi chiamo Paget, Rose Paget.”
Aspetto che aggiunga qualcosa come, che ne so, "premio nobel per la fisica" e che io mi senta sprofondare per la mia ignoranza.
Passano i secondi pericolosi.
La signora Rose non aggiunge nulla. Forse è una signora qualunque. Che meraviglia!

Carmilla: “Cosa faceva ehm... "prima", signora Rose?”

Rose Paget: “Io? Beh ora mi vedi qui a cucinare perché una donna deve saper fare tutto, ma non sono una di quelle signore tutte fornelli e ricamo! Sono stata una ricercatrice del Cavnedish Laboratory, una delle prime donne ad avvicinarsi alla scienza a livello professionale.”
È molto fiera di sé. Io egoisticamente speravo che la sua passione primaria fossero i polpettoni farciti ma in fondo, ha tutti i motivi per essere orgogliosa.
I nostri discorsi sono interrotti da un rumore di cocci rotti che viene dalle stanze di sopra.
“Che cos'è?” chiedo preoccupata.
Rose Paget: “Ah deve essere JJ”, dice tranquilla miss Rose. Ma scorgo nei suoi occhi un lampo di colpevolezza. Quante cose ancora non mi ha detto la cara Rose?
Carmilla: “Scusate signora Rose, chi è JJ?”
Rose sorride fingendo disinvoltura "Joseph John, mio marito"
Ora capisco, accogliere Rose, ovviamente, significa accogliere anche il suo legittimo consorte. Ma non era "finché morte non vi separi" la storia?
“Torno subito”, dico a Rose accompagnando le parole con un sorriso un po' tirato.
Appena fuori della porta della cucina incontro Muriel con l'aria assorta.

Carmilla: “Che sta succedendo di sopra?” le chiedo innervosita
Muriel: “JJ sta costruendo il suo laboratorio”
Carmilla: “Chi?” chiedo automaticamente?
Muriel: “Joseph John Thomson” risponde lei con naturalezza. Certo... Joseph John, chi altri?
“E chi diavolo è Joseph John Thomson?!” Chiedo esasperata. Forse ho anche alzato un po' la voce.
Muriel mi guarda sorpresa "Come chi è? J. J. Thomson, uno scienziato famosissimo. È stato anche premio nobel per la fisica. Ora vado, mi sta aspettando per fare degli esperimenti"

Lo sapevo, lo sapevo che sarebbe successo.
E poi, soprattutto, cosa vuole sperimentare Geigei Thomson nella mia camera degli ospiti?

continua...