Thursday, December 14, 2006

Sotto il ponte di pietra (parte quarta)

Se la possibilità di riposare è ormai svanita quantomeno la situazione si è fatta interessante. Stringo la tazza calda di tisana, che ha appena riacquistato un suo senso, e mi metto a sedere comodamente. Aspetto che qualcuno chieda quello che tutti vorremmo sapere.
Teo: “Lei chi?”
Rodolfo II: “Il mio solo amore, Esther”
Ruthven: “Somigliava ad un rosmarino?”
Rodolfo II: “In un certo senso” risponde dopo qualche istante l’imperatore dissolvendo l’ironia della domanda “era gentile e forte come quella pianta, indispensabile e modesta. Esther era gloriosamente bella, come una guerriera. Era la più bella ebrea di Praga.”
Carmilla: “Era vostra moglie?”
Un’ombra di dolore vela il viso dell’imperatore e capisco di aver toccato il tasto sbagliato
Rodolfo II (laconico): “No”
Teo: “Non era abbastanza nobile?”
Rodolfo II (accaldato): “Ho spostato la sede di un impero, ho trasformato il mio palazzo nel più costoso circo del mondo, ho terrorizzato la corte con i miei capricci... credete davvero che sarebbe stato un problema per me sposare una donna che non fosse nobile?”
Carmilla: “Allora perché non avete sposato Esther?”
Rodolfo II rimane in silenzio, pensoso. Io inizio a temere che abbia dimenticato la domanda ma poi risponde, sognante: “Quando io la vidi - e mi bastò vederla una sola volta per sapere che non avrei amato altre che lei - era già la moglie di un altro uomo.”
Restiamo imbarazzati in silenzio. Avremmo dovuto considerare anche questa infelice ipotesi.
Ruthven: “Non hai mai valutato l’ipotesi di... renderla libera?” con l’ala compie un gesto secco ed esplicito all’altezza della gola
Carmilla: (con odio) “Ruthven!!!”
Rodolfo II (per nulla turbato): “Oh certo. Se si fosse trattato di un altro uomo. Ma il marito di Esther era Mordecai, l’ebreo più importante di Praga dopo il rabbino. Ucciderlo era impossibile”. Spiega rammaricato. Inutile chiedergli come l’avrebbe presa la povera Esther in tal caso.
Teo: “Ma come potevate incontrarla se era sposata?”
Rodolfo II: “Io... la vedevo... ogni notte”
Carmilla (perplessa e sorpresa): “Ogni notte?”
Rodolfo II (con dolcezza infinita) “Sì ogni notte potevo stringerla, accarezzarla...”
Ruthven: “Che vita d’inferno!” Ma non dormiva mai la povera Rosmarina?”
Rodolfo II lo guarda sorpreso. Poi spiega, come se parlasse di qualcosa di ordinario “Ogni notte io potevo incontrarla in sogno.”

Di nuovo cala un silenzio carico di imbarazzo. Ci guardiamo senza proferir parola.
Rodolfo II ne approfitta per proseguire il suo racconto: “Nel sogno eravamo liberi e potevamo amarci. Con una forza che non è possibile nella realtà. Io e lei eravamo come uno dentro l’altra.”
Teo: “La sognavate ogni notte?”
Rodolfo II: “E’ più corretto dire che ci incontravamo in sogno ogni notte”.
Carmilla: “E durante il giorno la vedevate?”
Rodolfo II: “No mai, era la moglie di Mordecai non potevo vederla. La incontrai alla luce del sole una sola volta, quella in cui mi innamorai di lei. Da allora l’ho avuta accanto a me ogni notte. Ma io in quei sogni ero vivo, capite? Molto, molto più di quando ero sveglio. Solo nei sogni sentivo di esistere davvero. La vita durante il giorno, invece, mi appariva annebbiata, lontana, indistinta.”
Povero imperatore. Chissà se la sua vacuità è un effetto o una causa del suo amore surreale.
Teo: “Ma cosa facevate di giorno, allora?”
Rodolfo II (candidamente): “Aspettavo che arrivasse la notte.”
Ruthven (a Carmilla): “Suvvia, non è possibile che la sognasse ogni notte. Questo non si chiama amore ma fissazione ossessiva.”
Baronessa (appena comparsa): “No mio bruno amico, si chiama incantesimo”
Carmilla “Baronessa!”
Baronessa (a Rodolfo II): “Buona sera, maestà”
Rodolfo II: “Incantato, madame”
Baronessa (a Ruthven): “Non erano dei veri sogni, era come se le loro anime si potessero incontrare, ogni notte.”
Ruthven (esasperato): “Ti ci metti anche tu, Tania?”
Baronessa: “Non sorprenderti. Nulla era impossibile a Rabbi Loew.”
Carmilla: “Rabbi Loew? Ma non è quello...”
Teo: “È quello che avrebbe creato il golem?”
Baronessa: “Proprio lui. Rodolfo aveva perso la ragione (la poca che la natura gli aveva concesso) per Esther e non si sarebbe fermato davanti a nulla pur di averla. Loew non poteva contrastarlo apertamente né poteva disonorare Mordecai. Allora decise di ricorrere alle sue arti magiche e li stregò entrambi: la bella e appassionata Esther e l’orgoglioso e folle sovrano. Di giorno Esther viveva con Mordecai...”
Rodolfo II: “Ma di notte era tra le mie braccia”
Baronessa: “Sì maestà, conoscevo la vostra storia. Alcuni la raccontano ancora.”
L’imperatore del Sacro Romano Impero guarda la Baronessa come se fosse stato improvvisamente folgorato
Rodolfo II: “Allora forse potete aiutarmi”
Baronessa: “Farò ciò che posso con estremo piacere”
Rodolfo II si getta in ginocchio davanti a lei e le prende le mani. Il gesto è poco regale ma di sicuro effetto
Rodolfo II: “Voi... voi dovete aiutarmi, io non resisto più.”
L’espressione del suo volto adesso è quella di un autentico e disperato dolore.
Rodolfo II: “Io... io da quando sono morto... non sogno più.”

(continua...)