Wednesday, July 19, 2006

La Princesse lontaine (parte quarta e ultima)

Baronessa: "Bertrand d'Allamanon era molto legato a Jaufrè e gli spiacque a tal punto per la sua sorte paradossale che decise di andare a prendere Melisenda e di condurla da lui."
Carmilla: "Questo lo sappiamo, certo è stato sfortunato ad ammalarsi ma il gesto di Bertrand gli ha concesso almeno una fine poetica"
Baronessa, con un'espressione maliziosa: "Oh, certo. Le sue intenzioni erano ottime.
Quello che Bertrand non poteva sapere è che Melisenda, non troppo felice del matrimonio che le era stato imposto aveva da tempo iniziato a fantasticare sull'uomo dall'animo gentile che, da oltre il mare, le mandava dei versi. Non che sperasse davvero di vederlo comparire, ma lo aveva sognato spesso e lo ricambiava di un amore altrettanto irreale.
Quando un cavaliere cristiano si presentò alla sua porta, con l'impeto di un uragano e deciso a perdere la vita piuttosto che a rinunciare alla sua impresa, fu naturale per lei convincersi che egli non fosse altri che il suo Jaufre, venuto finalmente da lei come nelle sue segrete fantasticherie.
Lo osservò combattere e, essendo già predisposta all'amore, perdette il suo cuore per quel portamento fiero, per il carattere irruente e appassionato.
Forse fu anche grazie alle preghiere di Melisenda che Bertrand riuscì a debellare tutte le guardie e a penetrare nel castello.
Quando vide la sua bella preda rimase confuso, sapeva che era molto graziosa e ne aveva così a lungo parlato con Jaufre che ormai anche lui si era costruito una sua immagine di lei. Ma non era pronto a quello che si trovò davanti. Non solo Melisenda era bella e aveva spirito, ma era anche innamorata. Quando Bertrand si presentò e spiegò il motivo del suo comportamento poco cortese vide Melisenda avvampare di vergogna e capì l'equivoco in cui la ragazza era caduta. E, inutile dirlo, la trovò ancora più affascinante.
Altrettanto superfluo aggiungere che l'altruismo e il coraggio di Bertrand lo avevano reso incredibilmente amabile agli occhi di Melisenda.
I due erano giovani, belli, emozionati, d'animo gentile. Era inevitabile che si innamorassero."

Carmilla: “Come?!! Che si innamorassero? Ma scherzate?”
Ruthven: “ah ah ah”
Carmilla: “Ruthven non c'è proprio nulla di divertente”
Ruthven: “No?”
Carmilla, Theo, Baronessa: “NO”
Ruthven: “A me fa ridere: ‘il miglior amico che un uomo possa desiderare’. Caro Jaufrè come amico ero persino meglio io.
E quindi cosa fecero?”
Baronessa: “Quello che fanno gli eroi: si sacrificarono. Assaporarono pochi giorni di felicità poi decisero di rinunciarvi per regalare gli ultimi istanti di gioia ad un uomo morente. A quello che, entrambi sapevano, era l'uomo migliore che avessero mai incontrato
Ruthven: “Va beh, hanno fatto una bella sceneggiata poi quando l'amicone è trapassato loro sono tornati a tubare?”
Carmilla: “Ruth sei disgustoso”
Ruthven: “Beh, che ci sarebbe di male?”
Carmilla: “Ruth, sono felice di non essere il tuo migliore amico.”
Baronessa: “Dopo aver incontrato Jaufrè e averlo visto morire a causa del suo amore da sognatore, Melisenda entrò davvero in convento. Era innamorata si Bertrand, ma grazie alle parole di Jaufre. Amava Jaufre per quello che aveva fatto per amor suo e amava Bertrand per quello che aveva fatto per amore di Jaufrè. Non avrebbe mai potuto essere la moglie di nessuno dei due e men che mai di qualcun altro.
Bertrand si sentva colpevole. Perdere Melisenda lo straziava ma aver tradito il suo amico era un dolore troppo grande per pensare di protrarlo per tutta la vita.
Si sarebbe ucciso, ma siccome era un buon cristiano e la sua legge glielo impediva, si arruolò nell'esercito delle crociate sperando di trovarvi la morte.”

Carmilla: “Che storia incredibile. Mi ricorda qualcosa...”
Theo: “Jules e Jim?”
Carmilla: “No, non parlavo solo di una somiglianza «numerica» ma di qualcosa di strutturale”
Ruthven: “Cornuti e contenti?”
Carmilla a Theo: “Non gli rispondo nemmeno.
Ci sono! Cyrano de Bergerac! Cristiano si fa amare grazie alle parole di Cyrano ma quando Cristiano muore Cyrano non vuole tradire la sua memoria svelando l'inganno e rinuncia all'amore di Rossana. I ruoli sono mescolati ma ci sono molte cose simili”
Baronessa sorride compiaciuta: “Non sbagli Carmilla, guarda qui” dice porgendomi un libro. Leggo ad alta voce: “La principessa lontana, piece teatrale di.. Edmond Rostand!”
Baronessa: “L'ha scritta ispirandosi alla vita dei nostri eroi, E romanzandola un po', ovviamente.”
Carmilla: “Ma baronessa, cosa succederà quando Jaufrè scoprirà come sono andate le cose?”
Baronessa: “Credi davvero che Jaufrè non lo sappia?”
Carmilla: “Ma allora perché fingere di non saperlo?”
Baronessa: “Perché, che Ruthven lo creda o no, rinunciando ad amarsi Melisenda e Bertrand gli hanno dimostrato un grande amore. Molto più che se si fossero semplicemente ignorati. E lui protegge la loro memoria raccontando un'altra versione della storia. Però, certo, incontrarsi sarebbe imbarazzante e quindi continuano ad amarsi così, tutti e tre ma da lontano. Come cantava Rudel nelle sue poesie.”
Theo: “Certo questo è un amore che non finirà mai.”
Ruthven: “A me sembra un amore che non è nemmeno iniziato. Che senso ha?”
Baronessa: “Chi può dire cosa ha senso e cosa no, in amore?”
Ruthven: “E secondo voi questo è davvero un amore felice?”
Baronessa: “Questo sentimento ha dato un senso alla sua vita terrena e persino a quella ultraterrena, non è questa la felicità?”
Ascolto distrattamente gli altri discutere e mi viene in mente Henri, mi chiedo dove sia.
Carmilla: “Ma a voi sembra che possa esistere un amore felice, nella realtà?” chiedo uscendo dal mio trasognamento
Ruthven: “A me sembra che qua, quello che sta meglio c'ha la rogna.”

(Non so se sia valsa la pena aspettare però è finita! Grazie della pazienza)

Tuesday, July 18, 2006

Jaufrè e Bertrand (parte terza)

Rudel: "Scoprii che non ero fatto per vivere le favole e forse aspirai ad essere troppo felice.
Dio volle che mi ammalassi durante il viaggio e, nonostante le cure sollecite di Bertrand e dell'equipaggio che si era affezionato alla mia avventura, peggiorai velocemente.
Quando giungemmo sulla costa ero sì debole che un solo movimento mi avrebbe certo ucciso.
Tutti si avvilirono per la mala sorte che aveva segnato quel viaggio tanto agognato. Decisero però di vedermi almeno spirare felice e di portare da me Melisenda dato che io non potea andare da lei.
L'impresa era disperata perché avevamo intanto saputo che il suo promesso sposo aveva messo a guardia del palazzo di Melisenda i più valorosi cavalieri del suo esercito. Primo tra tutti il Cavaliere dalle Armi Verdi."
Ruthven: "E che è, il mago di Oz?" mi sussurra all'orecchio
Lo zittisco con un gesto di fastidio
Rudel: "Ma quando ci si ritrova in un'avventura si viene colti da una strana malia e si crede che anche l'impossibile possa essere vero, così Bertrand partì per portare da me Melisenda, ad ogni costo.
Nessuno credeva che sarebbe tornato col suo preziosissimo carico. Solo io. Solo io lo aspettavo e chiedevo continuamente di lui. Giorno dopo giorno si cercava di convincermi a mettere il cuore in pace e a morire serenamente, ma era come se io fossi sospeso, come se persino la morte si fosse incuriosita di questa strana storia e volesse vedere come sarebbe andata a finire."
Carmilla: "E com'è andata a finire?"
Rudel: "È finita come una bella favola, senonché dopo ho dovuto abbandonare le mie spoglie mortali".
Theo: "E come fece Bertrand a uccidere il Cavaliere delle Armi Verdi?"
Ruthven sottovoce: "Indossando delle scarpette rosse e battendo tre volte i tacchi..."
Rudel: "Col suo coraggio. E forse con un po' di fortuna. Come nelle storie."
Carmilla: "E Melisenda? Era bella come dicevano?"
Rudel, con aria sognante: "Bella? Di più. Melisenda era creatura sublime. Nei pochi momenti che passammo insieme mi disse che aveva letto i miei versi e che essi avevano aperto, per me, la strada nel suo cuore. Era esattamente come l'avevo sognata: di cuore gentile e d'intelletto sottile. E profumava di gelsomino.
L'ultima cosa che fece fu prendere una ciocca dei miei capelli neri e mischiarla con una dei suoi. Ho reso l'anima a Dio tra le sue braccia."
Carmilla: "Povera Melisenda! Trovare e perdere l'amore così velocemente. Sembra un film di David Lean. Avevate ragione Rudel, siete stato fortunato: amato da una donna eccezionale e da un amico fedele quasi fino all'irragionevolezza."
Rudel (sospirando): "E difatti ne avverto assai la mancanza. La mia stella dopo quel giorno entrò in convento, non volle amare più nessun uomo, per rispetto alla mia memoria. Bertrand, afflitto dalla mia perdita, decise di combattere davvero la guerra santa e si guadagnò molta gloria sprezzando la morte in diverse occasioni.
Sono molti e molti anni che li cerco per dimostrare loro il mio amore e la mia gratitudine."
Theo, sorpreso: "Non vi siete ancora ritrovati?"
Rudel: "No, ma non temo: li troverò. E quel giorno ricomincerà la mia piena gioia."
Carmilla: "Messer Rudel la vostra storia è davvero notevole, quello che è accaduto a voi capita raramente."
Rudel: "Potete ben dirlo mia cara, è per questo che mi sento un uomo fortunato, pur nella mia sorte bizzarra"
Carmilla: "Però signore..."
Rudel: "Dite pure"
Carmilla: "..."
Ruthven: "Per farla breve, Jaufrè, sei anche un ragazzo simpatico ma qua di amore felice non ne vedo nemmeno l'ombra."
Rudel guarda Ruthven sinceramente meravigliato. Davvero quell'obiezione lo sorprende.
Rudel: "Che vuol dire signori? Ho trovato la donna che era perfetta per me ed essa mi ha riamato. Inoltre per tutta la mia vita, e fino all'ultimo istante, ho avuto accanto un amico che per me è stato come un fratello. Guardatemi, in tutta onestà, quanti uomini avete mai conosciuto felice come lo sono io?"
"Pochi" penso tra me e me "veramente pochi"
Ruthven perde ogni ritegno, non gli importa di trovarsi di fronte ad uno degli ispiratori dello stil novo e gli parla come ad un ex compagno di sbronze
Ruthven: "Dai Jaufrè che a trovare il grande amore per cinque minuti sono buoni tutti."
C'è un attimo di silenzio.
Solo Ruthven poteva pensare di esprimersi così a proposito della donna che quel poveretto adora, ormai da secoli, come una creatura divina. Temo che Rudel si alzi e vada via indignato.
Invece guarda Ruthven perplesso, l'espressione è talmente prosaica che non è sicuro di aver ben compreso.
Rudel: "Il senso del vostro discorso signore, se non ho male interpretato, è che se io avessi avuto Melisenda accanto per tutta la vita m'avrebbe preso il tedio di lei?"
Ruthven: "Sì, nel migliore dei casi"
Ora, penso, Rudel prende i suoi versi, li arrotola e li infila per la gola di Ruthven.
Nel migliore dei casi

Invece Rudel conserva il contegno di un vero gentiluomo. Nel suo sguardo c'è un lampo non di vero disprezzo ma... ecco, di compassione.
Rudel: "Signore, se credete questo è perché voi non avete avuto il privilegio di incontrare Melisenda.
E ora vi domando scusa ma la mia ricerca è molto lunga e importante e non posso indugiare oltre. Spero mia cara signora di avervi almeno regalato un po' di fiducia in più nell'amore."
Carmilla: "Arrivederci messer Rudel"
Rudel: "Signora, se doveste veder Melisenda potreste..."
Carmilla: "Certo, dirle che voi la cercate"
Rudel: "E anche darle queste parole che ho scritto per lei"
Carmilla: "Sarà un piacere signore."
Lo dico e lo penso. È emozionante avere una piccola parte in una grande storia d'amore.
Rudel scompare e Ruthven si precipita a dissuggellare i versi per Melisenda.

"Sarò felice quando potrò chiederle, pregando Iddio, l'amor nato lontano; a lei piacendo, prenderò dimora presso di lei, benché sia di lontano. Sarà perfetto il nostro incontro allora quando sarò, lontano amante, vicino, esultando del nostro bel parlare"

Baronessa: "Conosco questi versi, sono di Jaufre Rudel"
Carmilla: "Esatto baronessa, per poco non lo avete incontrato: è stato qui a raccontarci la sua storia."
Baronessa: "Vi avrà commossi quello sfortunato ragazzo, le sue vicende sono davvero tristi."
Io, Theo e Ruthven ci guardiamo un po' disorientati
Carmilla: "Beh sì, fare un viaggio così lungo e poi morire..."
Baronessa: "Ma quello è solo l'inizio, non vi ha raccontato il resto?"

(continua ma, giuro, è quasi finita)

Monday, July 10, 2006

Melisenda (parte seconda)

Rudel: “La mia vita cominciò sotto la luce di una stella benevola perché ebbi la fortuna di nascere principe di Blaye. Questo mi risparmiò parecchi affanni e mi permise di dedicarmi allo studio delle arti e delle scienze, ma divenni curioso anche dei commerci e delle usanze dei paesi lontani.
Mi interessai degli arabi, di come vivessero e di cosa avessero imparato nei secoli. Soprattutto, da poeta, fui conquistato dalle loro favole di amori e incantesimi e dalla loro poesia fluida e melodiosa.
Chiunque tornasse da quelle terre era invitato alla mia tavola e io li pregavo di raccontarmi ogni cosa che avevano vista, anche la più minuta. Così imparai a conoscere e ad amare luoghi in cui non ero stato mai.
Uomini diversi dipingono delle stesse terre ritratti differenti. Ma su una cosa ogni viaggiatore spendeva le medesime parole di lode: la bellezza ineffabile della principessa di Tripoli. Non v'era uomo, giovane o vecchio, povero o ricco che non ne rimanesse rapito.
Accadde così che mi innamorai di Melisenda.”
Lo guardo poco convinta.
Carmilla: “Un momento signor Rudel. E' questo l'amore felice di cui vuole raccontarci?”
Rudel: “Esattamente”
Carmilla: “Cioè vuole dirmi che questa sua passione iniziò senza nemmeno aver visto la donna che l’aveva suscitata? Senza avere avuto nessun contatto con lei?”
“Precisamente”, dice Rudel col suo sorriso fanciullesco. L'obiezione non lo turba, anzi, sembra aggiungere valore al suo sentimento
Ruthven: “E tu cosa avresti da controbattere? Vogliamo ricordare al signor Rudel che ti sei innamorata di uno che non solo non hai la minima idea di dove sia in questo momento ma che per di più è morto?”
Carmilla: “Io non...”
Ruthven: “O forse preferisci parlargli della cotta che hai per il pianista, quello che invece non sai nemmeno se ESISTE?”
Rudel: “Sono felice che voi più degli altri possiate capirmi, allora”
Ruthven mi guarda con aria soddisfatta. La mia obiezione mi muore in gola. Non mi resta che ascoltare il seguito della storia.

Rudel: “Melisenda entrò nei miei pensieri lievemente. All'inizio era solo il mio diletto, l'ispirazione delle mie parole. Di lei discorrevo con il mio amico, Bertrand d'Allamanon. Con lui provavo piacere nell'immaginarne l'aspetto, la voce, persino il profumo.
Non so dirvi come accadde, ma essa penetrò nella mia anima sì profondamente da diventare una parte della mia vita stessa. Trascorrevo i miei giorni attendendo il momento in cui sarei rimasto solo con il suo pensiero, in cui l’avrei ritrovata dentro di me.
Le scrissi versi. Scrivevo di lei continuamente. E a chiunque si recasse nella sua terra chiedevo di cercarla e di recapitarle i miei poemi. Non so quanti ne lesse ma, ogni volta che ne affidavo uno ad un viaggiatore, sentivo come se una parte di me potesse finalmente congiungersi con lei.
Finché un giorno non decisi.”
Ruthven: “Cosa?” chiede il pennuto con impazienza. Non avrei mai detto che una storia d’amore potesse coinvolgerlo.
Rudel: “Di raggiungerla! Parlavo ancora di lei con Bertrand quando d'improvviso gli dissi ‘mio caro amico, troppo tempo ho passato inventando favole. È venuto il tempo di vivere ciò che ho raccontato. Partirò, come farebbe un eroe, troverò Melisenda e la condurrò con me’
Era incredibile come, dopo aver presa quella risoluzione, ogni attimo di ulteriore indugio mi sembrasse insopportabilmente lungo. Il mio amico vedendomi così eccitato, e forse intristito dall'idea della nostra separazione, decise di accompagnarmi in questa avventura.
Era quello periodo di crociate e così decidemmo di fingerci devoti soldati e ci imbarcammo alla volta della mezzaluna. Non erano tempi i nostri per viaggiare da soli.”
Carmilla: “Allora la incontrò?” Chiedo tirando un sospiro di sollievo.
Rudel: “Oh sì” dice con aria sognante “una volta sola” aggiunge imperturbabile.

(continua ancora...)

Thursday, July 06, 2006

Fin amor (parte prima)

Finalmente è arrivata la sera e il sollievo di una timida brezza.
Queste temperature mi tolgono ogni energia. Avvicino la poltrona alla finestra spalancata e apro il mio libro. Getto uno sguardo sconsolato ai miei coinquilini. Per loro non fa differenza, non avvertono più le variazioni climatiche. Ma il caldo è l'ennesima ottima scusa per non far nulla tutto il giorno.
Oltre importunare me, si intende.
Ruthven: "Cosa fai?"
Carmilla: "Leggo, non si vede?"
Io detesto che mi si interrompa mentre leggo
Ruthven: "E cosa leggi?"
Sbuffo e giro il libro mostrando la copertina al mio interlocutore.
Ruthven: "Fosca di Tarchetti?" dice con aria scandalizzata
Carmilla: "Beh che c'è? È proibito?"
Il suo ingiustificato turbamento sembra contagioso. Anche Teo si avvicina allarmato
Teo: "C'è qualcosa che non va, vuoi che ne parliamo?"
Carmilla: "Parliamo di che?"
Ruthven: "Nessuno che stia bene legge questa roba."
Carmilla: "Lo credi anche tu?" chiedo rivolgendomi a Teo.
Teo: "Assolutamente sì"
Riguardo il ritratto sulla copertina della mia edizione e, a ben considerare, ha un'aria poco rassicurante. Sono troppo suggestionabile. Mi riprendo
Carmilla: "Non dite sciocchezze. E poi a me piacciono le storie di amori infelici."
Ruthven: "Cioè uno per farti innamorare deve renderti infelice? Voi donne siete tutte pazze."
Mi sembra di senitre un'eco di astio nelle sue parole ma non indago... Ho ancora difficoltà a immaginare il passato antropomorfo di Ruthven. Meno ancora desidero figurarmi i suoi accoppiamenti ornitologici.
Carmilla: "Non volevo dire questo. Le storie sono una cosa, la vita un'altra"
Teo: "Sei sicura?"
Carmilla: "Beh sì. Uno nei romanzi cerca gli amori drammatici e nella vita quelli felici."
Teo: "Perché, gli amori felici non meritano di essere raccontati?"
Carmilla: "Dai Teo, a chi interessa la storia di un amore felice? Pensi che se Romeo e Giulietta si fossero conosciuti, fidanzati e sposati sarebbero diventati immortali? Sarebbero stati terribilmente noiosi."

Voce fuori campo: "Se siete così sicura di quello che dite lasciatemi raccontare la mia storia. Se vi avrò annoiato mi scuserò con voi e avrò solo confermato le vostre parole. Se invece vi avrò appassionato allora mi prometterete di essere più indulgente verso gli innamorati e le loro vicende."

I fantasmi amano questi ingressi teatrali ed essendo più che silenziosi di solito ottengono esattamente l'effetto voluto.
Il nuovo ospite è un giovane uomo in abiti medievali.
Ha lineamenti morbidi, quasi infantili, che gli donano una perenne espressione di gentile dolcezza.
È vestito con un costume che vorrebbe, nelle intenzioni, essere militaresco. Ma è evidente che nessuno ha mai preso parte ad alcuna battaglia indossandolo. Il nostro amico è troppo elegante per essere un soldato. Ma c'è in lui un che di giocoso che gli impedisce di essere ridicolo.

Carmilla: "Accetto la sua proposta signore. Ascolterò la sua storia." Gli dico divertita. Non sarà facile farmi cambiare idea ma mi piace tanto ascoltare...

Nuovo ospite: "Mi chiamo Jaufre Rudel. Sono poeta trovatore. E sono stato il più felice degli uomini."
Ruthven: "A causa del suo amore?" chiede Ruthven combattuto tra la sua naturale diffidenza e il piacere estatico di vedermi costretta a ritrattare una qualunque asserzione.
Rudel: "Sì, ho vissuto un amore felice. E questo sarebbe stato sufficiente a procurarmi una gioia inesauribile. Ma la fortuna ha voluto essere ancora più prodiga nei miei confronti e mi ha concesso anche di avere accanto il migliore degli amici. Davvero nulla è mancato alla mia vita" dice senza mai perdere quell'espressione fanciullesca che lo rende amabile.

Carmilla: "Non interrompere il signor Roudel! E un poeta, saprà lui da dove cominciare."

(continua...)