Thursday, January 26, 2006

Al safiir

Lo sapevo che non c’era da fidarsi di quello lì.
Figurati se poteva farmi un regalo vero.
Mi siedo davanti alla specchiera nella mia camera da letto e continuo a guardare il campanello. E ora che succederà? Medito di chiuderlo nel cassetto più segreto della casa. Quello, per intenderci, in cui è più difficile che Ruthven vada a mettere il becco.
Eppure… ora che ci penso… quella sensazione di familiarità.

Nel momento stesso in cui la mia memoria risponde sento due mani che mi coprono gli occhi. Nessun odore, nessun calore, naturalmente, ma le riconoscerei tra mille.
Se avessi avuto bisogno di conferme questa sarebbe bastata. Ma no, non avevo bisogno di altro per ricordare che la prima volta che avevo intravisto quella bestia ambigua e avevo sentito quel suono era stata la prima volta che Henri era arrivato a casa.
E’ difficile parlare di Henri. E’ l’unico trapassato sorprendente che conosca.
Ad esempio tutti i fantasmi di solito sono profondamente stanziali e visceralmente attaccati al proprio passato. Henri no. Non solo ciò che ama sopra ogni cosa è viaggiare ma è l’unico defunto con uno spiccato senso del futuro. Non gli importa di infestare case vittoriane e scuotere catene, ciò che gli sta veramente a cuore è continuare a vivere. Henri è innamorato pazzo della vita e degli esseri umani. Credo che nemmeno l’eternità lo stancherà. Avrà sempre voglia di vedere un tramonto africano, la via lattea nelle notti serene, una ragazza che arrossisce. Secondo me è per questo che è rimasto sulla terra. Nessun delitto da vendicare, nessun offesa da lavare. Gli piace stare qui, e vuole starci per sempre.
Ad esempio, in quanto entità non più corporea la sua dimensione spazio-temporale risulta diversa rispetto alla nostra. Se Henri volesse potrebbe trovarsi in Polinesia nel momento stesso in cui questo pensiero prende forma nella sua mente. Ed essere di nuovo a casa per cena. Solo che lui non vuole. Se decide di raggiungere la Polinesia lo farà come lo avrebbe fatto da vivo, ovvero attraverso la strada più lunga ed economica. Prenderà un treno di terza classe e poi delle navi cargo. Alcune distanze le coprirà in auto o a piedi. Sempre che non trovi qualcuno disposto a prestargli un aereo. Henri è così. Se avete fatto viaggi lunghi per luoghi che pensavate fossero invenzioni di alcuni scrittori o se semplicemente vi piace gironzolare per le città a naso all’aria forse lo avete incontrato. Era quello che, sorridendo, vi ha dato un’indicazione. Sbagliata, probabilmente visto che a lui importa poco di arrivare in un posto piuttosto che in un altro. E’ quello che c’è in mezzo che lo emoziona. O se qualche volta avete trovato posto, ma solo in piedi, su un traghetto fetente e a un certo punto avete avuto l’impressione di una presenza benevola, allora forse lui vi viaggiava accanto.

Lo abbiamo conosciuto una sera, sul tardi.
Eravamo affacciati alla finestra io, Theo e Ruth, come capita spesso la sera. Chiacchieravamo guardando le stelle. Theo fingeva di fumare quando ha esclamato “spero che quello che si sta schiantando con un fuoristrada nel nostro giardino sia un fantasma”
“Se prima non era dei nostri lo è appena diventato” ha commentato Ruth placidamente mentre io mi lanciavo a soccorrere il poveretto prima che il suo assurdo mezzo di locomozione prendesse fuoco. A volte è difficile distinguere i morti dai vivi. E’ solo da quando abito qui che ho scoperto per caso che il mio vicino di appartamento, nella mia precedente dimora, era morto nel ’67.
Così come è difficile distinguere gli oggetti che fanno parte del corredo di ogni fantasma, e che quindi sono altrettanto “trapassati” e altrettanto immortali, dagli oggetti “normali”. Quella vecchia automobile non sembrava dotata di virtù ectoplasmiche e questo faceva aumentare il timore che nell’abitacolo ci fosse un povero umano ormai più di là che di qua.
Ma quando sono arrivata in giardino scapicollandomi per le scale l’ho visto uscire dall’auto fumante assolutamente illeso. Si è tolto il casco di cuoio da pilota, ha sorriso e ha detto “ciao”

Wednesday, January 18, 2006

Regali

Le Fanu mi guarda desolato, poi chiude gli occhi qualche secondo in preda ad un sincero imbarazzo.
Le Fanu: "scusami, non sai quanto mi senta stupido."
No, poverino che aria abbattuta. Se avessi immaginato che avrebbe reagito così male avrei finto di essere la sua vampira...
Provo a sorridere e mi tuffo in una delle mie pratiche preferite: minimizzare...
Carmilla: "mi capita spesso"
Per un momento vedo lo sguardo di Campanellino tornare senziente ed esprimere la più profonda delusione.
Va bene, va bene... almeno continuo a sorridere.
Le Fanu: "Figurati! Non solo non sei un vampiro, ma sei persino viva..."
Alzo le spalle, forse è meglio che non commenti
Le Fanu: "Che vergogna" dice scuotendo la testa il principe invisibile. Mi volta le spalle e sento che sta per dileguarsi davvero e per non tornare più...
Basta sorrisi strategici, forse è meglio dire semplicemente le cose come stanno.
Carmilla: "Ti prego Joseph, promettimi che tornerai" gli dico trattenendolo.
Le Fanu: "E perché dovrei?" domanda desolato
Carmilla: "Perché devi ancora insegnarmi tante cose su come si scrive un bel racconto" gli rispondo senza esitazione. Ho segnato il primo colpo, lo so. Ma non è ancora abbastanza.
Le Fanu: "Lascia stare, Carmilla. Meglio se lo chiedi a qualcun altro. Prova con Montague Rhodes James!"
Carmilla: "Scherzi?! Tu scrivi cento volte meglio di lui!"
Si arresta di colpo. Piega la testa di lato e mi guarda.
Le Fanu: "Lo pensi davvero?"
Annuisco convinta. Colpito e affondato...
Sorride illuminandosi. Ma quanto sono prevedibili gli scrittori?
Le Fanu: "Beh, se ti piace davvero allora tornerò certamente a parlarne con te."
Sta per andare via ma stavolta è di buon umore
Le Fanu: "Carmilla?"
Carmilla: "Dimmi"
Le Fanu: "Perché ti hanno dato questo nome?"
Carmilla: "E me lo chiedi? Mia madre si era innamorata del tuo racconto."
Se avesse ancora del sangue sarebbe diventato rosso. Si infila nel muro, come un vero fantasma da manuale e sparisce.

Mi siedo sul divano. Accidenti se brucia la mano. La porto alla bocca per cercare sollievo
Campanellino: "Se non stai ferma non riesco a medicarti"
Scomparso Le Fanu, Campanellino ha ripreso il suo aspetto vagamente antropomorfo.
Carmilla: "Giusto te cercavo! Ti sembra modo di comportarti?" Protesto risentita
Campanellino: "Non essere petulante e porgimi la mano"
Ha messo sul tavolo tutto il necessario: disinfettante, garze, cerotti. Non so nemmeno dove li abbia presi o quando.
Carmilla: "Allora si può sapere che ti è preso?"
Forse non è il caso di discutere mentre maneggia l'alcool.
Campanellino: "Se tu fossi meno limitata, vedresti da sola che ho risolto la situazione nel modo più veloce ed efficace. Un vero capolavoro di problem solving, se capisci cosa intendo."
Ah sì? vuole provocare? Va bene...
Carmilla: "Ma che bel nome hai... Campanellino"
dico con malignità.
Si ferma e mi guarda negli occhi. Forse non è stata una buona idea
Campanellino: "Guarda Carmilla... ho visto come ti sei comportata col mio padrone e ho deciso di favorirti. Ma non credo che vorresti sentire il mio vero nome."
Bluffa lo so. Comunque meglio lasciar perdere questi scherzi. Cosa c'è da ridere poi in "campanellino"?
La mano è a posto, non fa nemmeno più male.
Carmilla: " come sei arrivato a lui, al tuo padrone?"
Campanellino: "É una lunga storia. Ma lui per me è importante. É un caro ragazzo e ha sofferto molto. Sei stata buona con lui, me ne ricorderò.
Anzi, voglio farti un regalo."
Si infila le mani in tasca. Anzi, no. Non è esattamente così. Perché uno per mettere le mani in tasca dovrebbe quantomeno essere vestito, mentre lui ha solo la sua pelliccia nera. Eppure posso assicurare che ha infilato le zampe nella tasca e ne ha tirato fuori un oggetto
Campanellino: "Tieni, questo è per te." Dice porgendomi un piccolo oggetto. . É carino da parte sua, dovrei vederlo come un tentativo di riappacificazione. Eppure il suo sorriso non mi convince del tutto. Forse è vero che sono un po' prevenuta.
Lo appoggia nel mio palmo aperto. Lo osservo. E' un piccolo sonaglino, un campanellino molto simile a quello che anche lui porta al collo.
Lo guardo con aria interrogativa.
Carmilla: "E cos'è?" Sono costretta a chiedere.
Campanellino: "Un campanellino mia cara. Un campanellino d'argento. Senti che bel suono che ha"


Lo agita vicino al mio orecchio
tlin tlin tlin
effettivamente ha un bel suono...
Carmilla: "Bello. É... decorativo?"
Campanellino: "Ma no, ma no. É un oggetto magico."
Lo guardo per capire se mi sta prendendo in giro. Non mi stupirebbe.
Campanellino: "Su, non essere diffidente. É un regalo importante, puoi credermi."
Lo rigiro fissandolo. Certo è un bell'oggettino.
Carmilla: "Ma come... funziona?"
Non che io creda agli oggetti magici, eh. Voglio solo vedere fin dove si spinge la fantasia di questo gatto megalomane.
Campanellino: "Dunque, quando il campanello suona vuol dire che sta per succederti qualcosa che non ti aspettavi. Solo che questo evento può essere una grande fortuna o una vera e propria catastrofe. Capito? Quindi pensaci bene prima di farlo suonare."
Carmilla: "Sì ma... C'è una cosa che non capisco... come faccio a distinguere i due casi, cioè come capisco quando si tratta di una fortuna o di una catastrofe?"
Il gatto nero sta raccogliendo le sue cose e sta per andarsene. Non che abbia giacca, guanti e cappello, ha solo il suo pelo. Ma è come se li avesse indossati.
Campanellino: "É questo il bello mia cara. Non lo puoi distinguere. E poi spesso la differenza sta tutta qui." Dice mentre con un unghia si tocca la fronte.
Carmilla: "No aspetta, non andare. Che vuol dire? Che quando lo farò suonare dovrò aspettarmi qualcosa di sorprendente ma non si sa se in positivo o in negativo?"
Campanellino: "Esatto. Solo che il tuo campanellino ha GIÁ suonato, ricordi? Addio Carmilla. Goditi il tuo regalo."

Saturday, January 14, 2006

Intermezzo

uno dei miei più strampalati amici vivi , uno che non ha nulla da dire,
mi ha moralmente obbligato a fare questo gioco

REGOLAMENTO

Il primo giocatore di questo gioco inizia il suo messaggio con il titolo "cinque tue strane abitudini", e le persone che vengono invitate a scrivere un messaggio sul loro blog a proposito delle loro strane abitudini devono anche indicare chiaramente questo regolamento. Alla fine dovrete scegliere 5 nuove persone da indicare e linkare il loro blog o web journal. non dimenticate di lasciare un commento nel loro blog o journal che dice "sei stato scelto" [ se accettano commenti ] e ditegli di leggere il vostro.

Come già faceva notare la tartarughina che vede la gente morta (infatti qui viene spesso a prendere il the) se per me fossero strane, non sarebbero abitudini. Tuttavia mi rendo conto che alcune cose per me normali non lo sono per il resto del mondo.
senza scendere troppo nel dettaglio ho selezionato alcune "strane abitudini" legate principalmente alla sfera del sonno

1) dormire, se possibile, in un ambiente non completamente buio
2) dormire, se possibile, con la finestra aperta in qualunque stagione (tranne in una casa al primo piano su via trafficatissima...)
3) dormire sempre con qualcun altro. Fantasmi, peluches, uomini affettuosi... ma da sola mai
4) dormire sempre con un sufficiente spazio vitale intorno. Fantasmi, peluches e uomini affettuosi quando è ora di dormire devono stare a debita distanza. Altrimenti ho la sensazione che mi manchi l'aria. Fisicamente.
5) scrivere i sogni al risveglio...

ovviamente non passerò questo gioco/go a nessuno!!!

Tuesday, January 10, 2006

Sovrapposizioni

Le Fanu sgrana gli occhi. Se non fosse già morto direi che sta per venirgli un coccolone. Io vorrei sbattere la testa al muro. Era troppo sperare di continuare una conversazione interessante e costruttiva con un morto. "Campanellino" sono sicura che se la ride.
Il caro Joseph ha lo sguardo da invasato, io mi guardo intorno in cerca di aiuto, dove si saranno cacciati gli altri?

Le Fanu: "Mia piccola Carmilla, non posso crederci. Ero sicuro che in una dimensione ultraterrena un giorno ti avrei incontrata, avrei potuto guardarti negli occhi."
Mi prende la mano e mi guarda come se il fantasma fossi io. Non male come sensazione, se fosse capitato ad un altro lo troverei divertente.
Non mi sembra il caso di accentuare la nostra confidenza e gli do del lei
Carmilla: "guardi signor Le Fanu che si sta sbagliando"
Chiude gli occhi e sorride come per dire "so tutto, non parlare" e io sento un brivido di disperazione.
Le Fanu: "Sei in incognito in questa casa, capisco. Ma, cara, fatti osservare. Cielo come sei pallida. Ma che sciocco, sono io che ti ho descritto così."
Carmilla: "Guardi mi farebbe piacere avere qualcuno da incolpare per la mia ipocromia ma al di là di questo..."
Le Fanu mi accarezza i capelli dolcemente.
Le Fanu: "Carmilla gioisco come un padre nel vederti in salute ma mi addoloro per chi ne ha fatto le spese." dice crollando il capo
Carmilla: "Signor Le Fanu, mi ascolti, non sono un vampiro, deve credermi"
Ma lui mi ignora completamente
Le Fanu: "E Vordenburg? Accidenti! Se ti ho trovato io anche lui può trovarti. Perdonami cara se ti ho condannata a questa vita di ombra, se ti ho costretta a fuggire sempre il tuo passato."
Quasi quasi mi commuovo anche se non è vero. Ma perché gli uomini che mi piacciono, vivi o morti, hanno sempre una rotella fuori posto?
E ora come esco da questa situazione surreale? Devo creare un diversivo...
Un rumore fastidiosissimo mi ferisce le orecchie. "Campanellino" ha deciso di affilarsi le unghie contro il MIO tavolino nel MIO salotto.
Ci mancava solo questa. Non c'era un'antica religione che sacrificava gatti?
Provo ad afferrarlo per il suo collarino e a trascinarlo via.
Non potevo pensare che quella bestia d'inferno mi graffiasse. Cielo, due ore prima gli stavo versando un Martini e ora mi graffia?
Mi porto la mano alla bocca. Brucia da morire. Ho la mano graffiata da un gatto schizofrenico che appartiene a uno scrittore morto che mi ha scambiato per un vampiro creato dalla sua fantasia. Che si può volere di più dalla vita.
Le Fanu mi guarda perplesso. Spero che stia finalmente valutando l'ipotesi di disfarsi di quel coso nero.
Guarda la mia mano, il gatto, poi di nuovo la mia mano ed esclama "Carmilla... ma tu sanguini?"