Tuesday, February 14, 2006

La pietra di luna

E così era entrato in casa nostra.
E ci si era fermato. Con naturalezza, come fosse la sua. E da quando si era seduto sul divano a farsi ripulire la fuliggine dal viso e aveva iniziato a raccontarci i resconti improbabili dei suoi viaggi noi lo avevamo considerato uno dei nostri.
A Henri piace farsi viziare e devo dire che non gli abbiamo davvero mai fatto mancare nulla.
Era diventato in pochissimo tempo l'anima della casa (se mi perdonate l'espressione a riguardo di una cosa di fantasmi) e noi ci siamo ritrovati senza nemmeno accorgercene a contenderci un po' le sue attenzioni.
Da quando lui era con noi tutto ci sembrava un po' più vivido, più colorato, più divertente.
Ora che è passato molto tempo posso dire che forse io ero quella che più di tutti gli si era attaccata e considerava la sua presenza come imprescindibile.
Loro, gli altri, lo avevano capito molto prima di me che non era possibile che lui rimanesse con noi. Se avessi avuto più esperienza di queste cose lo avrei intuito già diversi giorni prima che lui aveva iniziato a scalpitare. Che era triste, a disagio, che gli mancava qualcosa.
Lo avrei scoperto prima di svegliarmi un giorno e semplicemente non trovarlo più.

Ora.. se un uomo viene a vivere in casa mia non mi importa da quanto tempo sia morto ma se va via senza nemmeno salutare io non è che la prenda tanto bene.
Non avevo più voluto saperne di lui.
E credo che lui se lo immaginasse.
Ma Henri è uno strano ragazzo. Troppe volte pensa di poter risolvere tutto con un sorriso e qualche frottola ben raccontata. E so che è anche colpa mia se crede che funzioni...
Non avevo avuto nessuna notizia di lui per mesi. Non che non ci avessi pensato... ma trovarselo davanti era tutta un'altra cosa.
Chissà quanto c'entrava il campanellino in tutto questo. Nulla probabilmente.
Però intanto Henri era lì e io dovevo nascondere il piacere della sua presenza. Dovevo convincere gli angoli delle mie labbra a non salire verticalmente.
Henri: "Ciao"
Uno riappare dopo mesi e si presenta con un «ciao». Molto, molto nel suo stile. Ma se pensa che io lo perdoni...
Carmilla: "Vattene Henri, non abbiamo niente da dirci"
Mi viene il dubbio di non essere convincente come vorrei. Anche perché quel naufrago di professione mi conosce troppo bene. E sembra che non si sia fatto scoraggiare nemmeno un pochino.
Henri: "Peccato che tu non mi voglia ricevere, ero venuto a portarti un regalo"
Non ce la faccio proprio a non sorridere. Pazienza se la mia coerenza è andata momentanemante a bere un caffè.
Mi giro verso di lui.
Quando incontro il suo sguardo una sensazione di calore dolcissima si diffonde dal cuore alla punta delle dita.
Chissà dov'è stato in questi mesi. E' vestito all'indiana, con pantaloni e casacca bianchi. So che muore dalla voglia di raccontarmi favole per ore.
Sì forse, potrei perdonarlo. Non escludo questa possibilità. Ma almeno che fatichi un po'.

Cerco di assumere un'espressione diffidente e porgo la mano. Che strano... è la seconda volta in poche ore che ricevo un regalo...
Henri: "Prima chiudi gli occhi"
Obbedisco docilmente.
Appena sento un piccolo peso sul mio palmo apro gli occhi curiosa.
E' un ciottolo. Un sassolino qualunque. Grigio con qualche striatura bianca. Se conosco Henri è capacissimo di averlo raccolto tra la ghiaia del mio vialetto.
Se sono delusa? No. Non penserete mica che il regalo sia quello. No il regalo sono le fantasie che riuscirà a costruirci intorno, fino a renderlo unico e insostituibile. Il più prezioso ciottolo del mondo dei vivi e di quello dei morti.
Carmilla: "Che cos'è?" gli chiedo sorridendo. So che vuole che glielo chieda. Se ognuno fa la sua parte il gioco può proseguire.
Henri: "Come che cos'è? Non vedi che regalo prezioso ti ho portato stavolta?"
Lo sa che sto aspettando... Osserva le mie reazioni, trova il mio sorriso. Può proseguire.
Henri: "E' una pietra di luna.
Ti spiego. Ero in India ed ero profondamente triste. Mi mancavi e non sapevo se ti avrei più rivista. Avevo paura che tu non potessi mai perdonarmi."
Che impunito ruffiano penso mentre stringo il sassolino.
Henri: "E pensavo che l'unico modo per convincerti a riaccogliermi era portarti un regalo eccezionale, un regalo che ti avrebbe sorpresa. Ma con te non è facile... Guardavo il cielo notturno cercando ispirazione.
Carmilla: "Come Pierrot?"
Henri: "Come Pierrot.
E allora ho avuto l'idea giusta: ti avrei regalato una cosa di cui in tutto il mondo esiste un solo esemplare. Anzi, in tutto l'universo.Ti avrei regalato la luna, così mi avresti perdonato."
Carmilla: "Forse"
Henri: "Così forse mi avresti perdonato" mi concede "Ero davvero felice della mia idea. Così ho preso una corda bella robusta e sono salito sulla luna per portartela giù, come un palloncino comprato ad una fiera. Però una volta lì sopra ho guardato la Terra e ho immaginato come sarebbe stata triste e spoglia la notte del mondo senza la luna. E ho capito che tu non avresti mai accettato di privare tutti gi uomini della luna e del riflesso d'argento sulle acque scure. Mi sbagliavo, forse?"
Carmilla "No Henri, mi conosci bene"
Henri: "E poi mi sono ricordato che dici sempre di non avere spazio, di non sapere più dove mettere le cose e ho avuto un po' paura che se ti avessi portato un regalo così ingombrante saresti stata in difficoltà.

Allora giacchè ero sulla luna ho pensato che avresti gradito un piccolo souvenir. C'erano dei fiori meravigliosi che ti sarebbero piaciuti da impazzire, ma temevo che l'impatto con l'atmosfera, al ritorno, li avrebbe uccisi e non lo avrei sopportato. Allora ho raccolto un pezzo di luna e l'ho messo in tasca e l'ho portato qui per te."
Mi guarda ancora un po' incerto.
Carmilla: "Ciao Henri, bentornato" gli dico.
Appoggio la pietra di luna sulla specchiera e mi infilo sotto le coperte.
Henri: "Fammi dormire con te"
Carmilla: "Henri sei morto, non puo dormire"
Henri: "Allora fammi vegliare il tuo sonno"
Cerco di ricordare se sono mai riuscita a dirgli di no
Si siede sul mio letto e mi accarezza la fronte.
Carmilla: "E come sono i fiori che crescono sulla luna?" gli chiedo mentre sento che non riesco più a resistere al sonno
Henri: "Di una bellezza commovente. Hanno la forma di stelle bianche, fragili, delicate. E hanno lunghi pistilli eleganti che si adagiano sui petali opalini. Non potrebbero crescere sulla Terra, la luce del sole ne offenderebbe la bellezza. Come quelle principesse pallide che vivono nelle stanze buie dei castelli."
Chiudo gli occhi e immagino i fiori della luna.
Henri: "Ti ho mai raccontato di quella volta che una tigre si è innamorata di me?"
Carmilla: "Sì Henri"
Henri: "Ah, e di quella volta che sono rimasto sotto la neve per quasi un giorno intero, completamente sepolto? Ti parlo di quando ero ancora vivo, eh!"
Carmilla: "Sì Henri, me lo hai raccontato. Dovresti rinnovare un po' il tuo repertorio"
Continuo a tenere gli occhi chiusi, così è più facile parlargli.
Carmilla: "Quando mi sveglierò non ci sarai, vero?"
Henri: "No, non ci sarò"
Lo sento esitare. Ha paura di ferirmi ancora.
Carmilla: "Andrai a cercarmi un altro regalo?"
Henri: "Sì, Carmilla. Vado a cercarti un regalo ancora più bello e a raccogliere qualche storia nuova da raccontarti. Così non farò più queste brutte figure"
Carmilla: "Allora stanotte raccontami quelle che conosco già finché non mi addormento..."

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

:)
Casualmente ho visto quella pietra tempo fa.. vuoi sentire tutta la storia?

8:57 AM  

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