Con una rosa (parte terza)

Certo che dovrei dormire.
Carmilla (sbuffando): “Grazie, avevo davvero bisogno che qualcuno me lo ricordasse”
Come se fosse facile riaddormentarsi dopo essere stati costretti ad alzarsi dal letto.
Carmilla: “Credo che una tisana calda potrebbe aiutarmi”
Mentre raggiungo la cucina Ruthven si posa sulla mia spalla.
Ruthven: “Preferisco stare con te”
Carmilla: “Cos’è tutto questo affetto improvviso? Forse sei un po’ deluso perché Teo è un “magnifico esemplare” e tu non sei stato nemmeno notato?”
Ruthven gira la testa di lato con stizza
Ruthven: “No, è solo che non mi va di fare il terzo incomodo”.
Carmilla: “Sei bellissimo anche tu” lo canzono dandogli un bacio sulle penne grigiastre.
Intanto traffico con le bustine da infusione
Carmilla: “Cosa preparo? Mela e cannella, menta e liquirizia o limone e cumino?”
Ruthven: “Ma dove fai la spesa? In un Sabbath? Caprifoglio ed erba di San Giovanni non ce l’hai?”
Carmilla: “Cosa vuoi capirne tu?”
Rodolfo II: “Signora scusate”
Io credo che il garante della privacy dovrebbe scrivere un capitolo sui defunti.
Non trovo giusto che il semplice fatto di essere morti consenta loro di intromettersi, in qualunque momento e in qualunque luogo, nella vita di quelli in carne ed ossa.
L’imperatore malinconico ci ha seguiti anche in cucina
Rodolfo II (senza alcun sentore della sua invadenza): “Io sto cercando una pianta”
“Una pianta?” Chiedo perplessa
Rodolfo II: “Oh sì, ne ho assoluto bisogno. Mi farebbe sentire molto meglio”
Ruthven: “Ora si spiegano molte cose...”
Scrollo Ruthven dalla mia spalla
Carmilla: “Io non ho il pollice verde, maestà, perdonatemi. Qui c’è solo un anthurium rosa che sopravvive nonostante l’incuria.”
Ruthven: “Sì, il limone e il cumino lo chiamano Ghandi, per via dell’ascetismo”
Rodolfo II si sforza di tenere insieme i suoi pensieri. L'operazione sembra provarlo visibilmente.
Rodolfo II: “No signora, non è una pianta che si coltiva. È selvatica, ma se sono fortunato riesco a trovarla nelle cucine.”

Carmilla: “Maestà vorrei davvero aiutarvi. Provate a descrivere questa pianta.”
Rodolfo II: “La sua chioma è lussereggiante eppure ha un aspetto mite. Ha piccoli fiori di un celeste tenue, semplice ma raro. È una pianta gentile e modesta. Ed emana un profumo delizioso.”
Rodolfo II parla della sua pianta fatata ed è come se l’avesse davanti a sè. Sembra entrato in un luogo che gli è più familiare di quello reale.
Carmilla (con desolazione): “Temo di non avere nulla di così poetico qui dentr...”.
Rodolfo II (interrompendola e con enfasi): “Eccola!
Esclama lanciandosi verso la mensolina alle mie spalle. Intanto provo a ricordare se il cumino ha per caso i fiori celesti.
L’improbabile imperatore stringe con cupidigia affettuosa un banalissimo (e velato di unto) barattolo di plastica di quelli che contengono le spezie da cucina. Per la precisione quello che ha suscitato l’entusiasmo di un così nobile signore è il vasetto del rosmarino.
Dopo tutte quelle descrizioni di profumi gentili e ondeggianti distese di fiorellini celesti fa male al cuore vederlo stringere con gioia un barattolo industriale col tappo rosso.
Ma cosa ci farà un imperatore di mezzo mondo allora conosciuto con del rosmarino in scatola?
Rodolfo II: “Lo prendo” si dà la pena di avvisarmi
Carmilla: “Certo maestà, del resto tutto quello che si trova sui vostri domini vi appartiene.”
Annuisce felice che abbia finalmente imparato le più elementari norme della vita di un impero. Poi, fissando il suo prezioso feticcio, torna in salotto.
Io comincio a sospettare che il sonno si stia allontanando di nuovo. Preparo la mia (ormai inutile) tisana e raggiungo gli altri.
Rodolfo II ha svuotato il barattolo e ha rovesciato tutto il suo contenuto sul tavolino. Prende delle manciate di foglioline verdi e appuntite e le porta al naso, inebriato.
Carmilla: “Va avanti da molto?”

Rodolfo II: “Rosmarino, come ho potuto dimenticare questo nome? È parte integrante della sua bellezza.” Indugia sulla parola e la ripete assaporandola.
A dir la verità non riesco a scorgere una bellezza che possa giustificare il suo atteggiamento ma provo a fare uno sforzo poetico-immaginativo.
Rodolfo II: “Rosmarino... non la trovate una parola affasciante?”
Io e Teo abbozziamo per pura cortesia.
L’imperatore ne prende alcune foglie e le fa scivolare tra indice e pollice.
Rodolfo II: “È un’immagine piena di suggestioni” dice e capisco che parla di nuovo dal suo mondo, quello che gli appartiene e da cui è ancora più difficile seguirlo.
Teo: “Ehm quale immagine?”
Ruthven: “Le patate al forno o l’arrosto di vitella?”
Per fortuna Rodolfo II è impermeabile alle facezie. Specie quando è perso nel suo labirinto.
Rodolfo II: “Una rosa marina. Una rosa che cresce solitaria e magnifica sulla riva del mare, bagnata dalle onde.” chiarisce. Poi aggiunge sussurrando: “La vedete, la rosa?”
Quando entra davvero nelle sue terre l’imperatore non sembra più un idiota. Sorrido dolcemente e cerco di immaginare questa rosa unica al mondo, capace di crescere sull’acqua del mare.
Carmilla: “Per me è bianca, come la spuma delle onde”.
Scuote la testa.
Rodolfo II: “No le imprese impossibili riescono solo se si è traboccanti di passione. La rosa è rossa, e si scorge da molto lontano...”
Ruthven (sarcastico): “Anche il rosmarino gronda di passione?”
Rodolfo II: “Il rosmarino mi ricorda lei.”
(continua...)