Sunday, September 10, 2006

La cura giusta (parte quarta)

Ruthven: "Non pensarci nemmeno! Io con Arsenio Lupin non lo faccio questo discorso. Potrebbe perdere le poche rotelle che gli restano."
Carmilla (con sicurezza): "Oh, invece lo farai"
Ruthven: "Perché diavolo dovrei farlo io?"
Carmilla: "Beh, perché sei un vampiro, no?"
Ruthven: "Che razza di motivazione è? E poi vampiri e lupi mannari si odiano, lo sai?"
Carmilla: "Sì ma lui NON è un lupo mannaro quindi ora tu vai di là e gli parli."
Ruthven: "Sento che le tue argomentazioni non sono logicamente valide."
Carmilla: "Vai!"
Ruthven: "D'accordo, ma farò a modo mio."
Ora c'è solo da sperare che la cura non sia peggiore del male...

Riapriamo la porta e vediamo Potocki e Theo seduti sul letto che discorrono animatamente
Potocki: "A quel punto i pirati riuscirono ad arpionare la nostra nave e sul ponte si scatenò l'apocalisse. Nuvole nere di polvere da sparo si alzavano come fumi infernali e gli sguardi di quegli uomini negavano ogni possibile clemenza. L'avidità aveva stravolto orrendamente i loro visi che somigliavano ormai a quelle maschere rituali che alcune tribù forgiano per spaventare i nemici materiali e immateriali. Di tal fatta erano gli uomini da cui dovevo difendermi. Ma più del timore di perdere la vita, mi tormentava l'idea dello scempio che avrebbero fatto del mio tesoro. Non potevo sopportarlo, avevo viaggiato anni per raccoglierlo e lo custodivo con affetto quasi materno. Allora imbracciai una sciabola e iniziai a menar colpi alla cieca finché non raggiunsi una scialuppa. La lanciai in acqua e poi mi tuffai anch'io senza mai abbandonare la cassa con il mio tesoro. Dopo giorni e giorni in cui le correnti si trastullarono con il mio guscio di noce, riuscii finalmente ad approdare sulla terra ferma, ma le mie sciagure erano appena iniziate perché proprio su quelle spiagge avrei di lì a poco incontrato un nemico ben più pericoloso..."
Tossisco discretamente.
Potocki: "Oh madame, stavo raccontando brevemente al nostro comune amico come sono giunto fin qui insieme ai miei beni"
Carmilla: "Ma signor conte, avete affrontato tante difficoltà senza mai separarvi dal vostro prezioso carico?"
Potocki: "Mai" dice fieramente.
Carmilla: "E ora dov'è?"
Potocki: "Qui" dice con naturalezza. Raggiunge un angolo della stanza, solleva un mantello scuro e mostra orgoglioso un vecchio baule di legno, con borchie in metallo. Proprio il tipo di baule che ci si immagina di trovare su una nave affondata.
Potocki: "Anche se, per i problemi legati alla mia triste sorte, spesso penso di non essere un guardiano adeguato per queste ricchezze..." dice il conte rabbuiandosi.

Guardo Ruthven severamente e il pennuto si affianca a Potocki
Ruthven: "Caro amico, lasciatevelo dire, voi avete una visione distorta della vostra condizione."
Potocki: "E' facile per voi parlare. Non sapete quale tormento...
Ruthven: "Mi duole correggervi conte, ma vi sbagliate. Io sono, come voi, una creatura duale e potenzialmente pericolosa. Sono un vampiro."
Potocki lo guarda prima con interesse poi con sorpresa
Potocki: "Allora noi dovremmo essere nemici!
Ruthven: "No, no Potocki, è proprio qui che volevo arrivare. I tempi sono cambiati, il mondo non è più lo stesso. Oggi è molto più facile essere una creatura non umana."
Potocki: "Dite?"
Ruthven: "Certamente! Guardate me! La mia vita è talmente tranquilla che quasi mi annoio. Vedete, il vostro problema è a monte della questione. Voi considerate la licantropia un handicap, un qualcosa «in meno» che voi avete rispetto agli esseri umani. Invece è il contrario, è la vostra doppia natura che vi rende, raro, eccezionale."
Potocki si fa pensoso, poi sorride.
Potocki: "Non ci avevo mai pensato in questi termini."
Ruthven (confidenzialmente): "E poi, ve lo confesso, questa selvatichezza... fa impazzire le donne!"
Potocki (a bassa voce): "Ne siete sicuro?"
Ruthven (annuendo): "Al cento per cento."
Potocki sorride con più convinzione.
Il mio sguardo passa dall'uno all'altro e mi chiedo chi dei due mi inquieti di più.
Potocki emette un sospiro quasi liberatorio: "Era molto tempo che non ascoltavo parole così rassicuranti. Ve ne sono molto grato. E dire che..."
Carmilla: "Cosa, conte?"
Potocki: "A guardarvi meglio..."
Carmilla, Ruthven, Theo: "???"
Potocki: "Mi ricordate i personaggi di una storia che mi raccontarono una volta in una piccola isola della Francia. Parlava di una giovane donna che comandava un gruppo di banditi."
...
...
Ruthven nell'orecchio di Carmilla: " Perché non va avanti? E' andato in corto circuito permanente?"
Carmilla a Ruthven: "La tua assoluta mancanza di savoir faire assume quasi un interesse scientifico, lo sai?" a Potocki : "conte sareste così gentile da raccontarci la vostra storia?"

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