Tuesday, September 12, 2006

La reginetta dei briganti (parte quinta)

Potocki: “Dal momento che me lo chiedete, vi racconterò questa storia per allietarvi e per ringraziarvi della vostra ospitalità.”
Mi siedo anch’io sul mio letto e Ruthven mi si posa in braccio.

Storia della Reginetta dei Briganti

Philippe Renard discendeva da una famiglia di contadini. Non erano dei grandi proprietari terrieri ma riuscivano a vivere dignitosamente. Philippe, arrivato alla giusta età, decise di prender moglie e scelse Joan, una bella ragazza timorata di Dio. La scelta si rivelò felice perché Joan si mostrò subito un buona moglie e una buona madre. Aveva già messo al mondo tre figli, di cui due maschi, quando si accorse di essere di nuovo incinta. Forse qualcun altro nel villaggio provava invidia per la loro serenità o forse fu solo il fato, ma il quarto figlio di Joan, una femmina, nacque mentre il campanile della chiesa batteva i rintocchi della mezzanotte. I Renard si guardarono e guardarono la levatrice, non ci voleva certo un indovino per capire che quella bimba sarebbe cresciuta strega. Nessuno avrebbe allevato una strega nella propria casa e il buon senso avrebbe voluto che i suoi genitori la uccidessero, ma Philippe aveva il cuore troppo tenero e non ne fu capace. Così invece di affogarla come un gattino la abbandonò davanti alla casa di una vecchia del paese che strega lo era già.
Quando la megera trovò la bambina non le parve vero e l’allevò con tutto l’amore di cui può essere capace una strega.
La bambina crebbe imparando presto e bene tutte le arti magiche. E in vero i suoi genitori non si erano sbagliati perché a undici anni aveva già una perfetta faccia da strega.
Un brutto giorno la sua matrigna decise di recarsi per certi suoi affari in un altro paese, così noleggiò una carrozza e portò con sè la sua pupilla.
Tutti temevano la vecchia strega e molti iniziavano a temere la sua allieva. Ma fuori del villaggio le due donne apparivano nè più nè meno che una facile preda per i banditi che le assalirono.
I briganti tagliarono subito la gola alla vecchia che prima di morire, però, fece in tempo a maledirli se solo avessero osato torcere un capello alla bambina. I banditi si resero allora conto di aver ucciso una strega e ne furono spaventati. Così, per non attirare le maledizioni della loro vittima, presero con loro la bambina con la faccia da strega e la trattarono con tutti gli onori.
Gli uomini della macchia non erano certo abituati a vivere con delle bambine e a dir la verità erano anche turbati dalla giovanissima maga. Ma quella in poco tempo seppe conquistare la loro fiducia rendendosi utile. Si arrampicava sugli alberi per fare la vedetta, aiutava i briganti a tendere gli agguati e inoltre fabbricava amuleti per l’invulnerabilità e recitava le formule che fermavano le emorragie.


La piccola strega, crescendo, era diventata un elemento fondamentale della banda ma la sua influenza era destinata a crescere ancora. Un giorno trovò una cornacchia ferita e la curò. Quando la cornaccia fu guarita la strega le ordinò di far da sentinella. Nessuno poteva avvicinarsi al campo dei banditi senza che l’uccello li scorgesse da molte miglia in lontananza.
Un altro giorno la strega trovò un orso ferito nel bosco e lo curò. Quando l’orso fu guarito la strega gli ordinò di proteggere lei e i suoi compagni. Nessuno poteva aggredire la strega o gli altri banditi senza che l’orso li squartasse.
La banda diventò così invulnerabile e la sua fama si sparse per boschi e montagne. La strega con la cornacchia e l’orso divennero lo spauracchio dei paesani e la spina nel fianco dei gendarmi.
I banditi ormai chiamavano la strega la loro regina.
Ma un giorno la regina dei briganti trovò un uomo ferito e volle curarlo. Non era come i suoi compagni, era giovane e bello e aveva un’aria delicata.
Lo portò nella sua tenda finché non si rimise in forze. Quando fu di nuovo in vigore, il giovane chiamò a sè la strega per stringerla. La strega gli si avvicinò ma l’uomo disse “prima manda via quell’uccello nero, mi mette tristezza” e la strega, che avrebbe fatto qualunque cosa per il giovane biondo, cacciò la cornacchia. Ma la cornacchia non voleva andare via perché doveva eseguire gli ordini che le erano stati dati. Allora la strega prese una pietra, la lanciò alla cornacchia e la liberò dall’incantesimo. Di nuovo la strega si avvicinò ma l’uomo disse “manda via quel grande orso, mi intimorisce e mi sembra di non esser soli” e la strega cacciò l’orso. Ma quello non voleva saperne di andar via. Allora la strega prese una pietra gliela lanciò e lo liberò dall’incantesimo.
Così la strega finalmente giacque con l’uomo biondo.
Ma mentre la strega abbracciava il suo amante, la banda, rimasta senza protezione, veniva assalita e dispersa dalla gendarmeria di cui il bel giovane era comandante.
Quando la strega si rese conto di quello che succedeva uscì fuori disperata. Vide i suoi compagni uccisi o arrestati e i suoi sentimenti derisi. Prese il suo pugnale e, senza che l’altro potesse rendersene conto, glielo conficcò nel cuore.
Dopoichè si uccise per la vergogna e, come la sua matrigna, se ne andò con una maledizione sulle labbra. Maledisse se stessa, la sua debolezza e la crudeltà del giovane. Io ci condanno – disse - a incontrarci ancora cento volte e ogni volta tu spezzerai il mio cuore e io spezzerò il tuo.

un po’ cupa ma suggestiva, non trovate? del resto il folklore popolare è pieno di queste vicende.”
Potocki si alza e fa un ulteriore giro di perlustrazione nella stanza.

Ruthven: “Folklore popolare? Ma per chi ci ha presi? Se l’è inventata adesso. Ti pare che possa esistere una storia con una strega, una cornacchia e un orso?”
Carmilla: “Mi stai dicendo che ho la faccia da strega?”
Ruthven: “No, sto dicendo che il tuo amico è matto da legare. Inventa storie e le attribuisce ad altri. E poi magari ci crede.”
Theo: “Forse esiste davvero questa storia, potrebbe essere una coincidenza.”
Ruthven: “Una coincidenza?! Se avesse conosciuto Muriel ci avrebbe messo dentro anche la pecora incantata. E magari il bandito senza volto che gioca a football.”
Carmilla: “Sapete cosa c’è? E’ tardissimo e io ne ho abbastanza dei vostri deliri e dei vostri battibecchi. Crollo dal sonno, voglio dormire, uscite tutti fuori.”
Mi infilo nel letto senza nemmeno cambiarmi, gusto la morbidezza del mio cuscino e sprofondo nel mondo dei sogni. A volte è faticoso vivere con presenze che non hanno bisogni fisiologici.

(la prossima è l'ultima...)

2 Comments:

Blogger Willy Pooh said...

Che tu sappia esiste anche la versione lucana della storia della reginetta? Mi pare di averne sentito parlare... :)

4:34 AM  
Blogger Valeria Vitale said...

Esiste una versione lucana di tutto, anche della divina commedia. : )

6:39 AM  

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