Tuesday, December 20, 2005

La luce delle candele

Entro a casa e nascondo subitoi pacchettini. E' il primo natale che passiamo insieme. Ancora non so se in loro prevale la pigrizia o la curiosità. In altre parole non so se si daranno la pena di perquisire la casa in cerca dei loro regali...

C'è qualcosa di nuovo nell'ingresso. Ma certo: un presepe! Che carini che sono quando vogliono. Chissà chi lo avrà fatto... Mi avvicino per guardarlo meglio. Mi accorgo che mancano angeli e sacra famiglia. Sgrano gli occhi. Che presepe è senza Gesù bambino, la madonna, il bue, l'asinello, i magi? Mi rendo conto che ci sono solo ed eclusivamente pecore e pastorelli. Credo di poter indovinare l'autore di questa meraviglia natalizia...

Mi tolgo il cappotto ed entro nel salone.
C'è uno strano odore ma non ci faccio troppo caso, sono ancora stordita dal freddo.
"Meno male che è arrivata! Giusto in tempo per procurarmi un posacenere...vero?"
E' una vocetta sottile e leggermente querula. Proviene da una poltrona del salotto ma non c'è seduto nessuno. O almeno così mi sembra ad una prima occhiata. In realtà abbassando la linea dello sguardo faccio la conoscenza del mio nuovo ospite.
Onestamente l'impatto non è dei migliori.
E' un gattone completamente nero. Siede antropomorficamente accavallando le gambe. Ha un'aria di furba strafottenza. E' uno che porta guai, non ne ho dubbi. E poi nella zampa tiene un sigaro. Un sigaro acceso. Santo cielo, ha smesso di respirare chissà quanto tempo fa, perché deve tenere un sigaro acceso nel mio salotto?!
So che dovrei fargli notare una serie di comportamenti disidicevoli ma la sorpresa, e forse la curiosità, mi paralizzano.
"E tu chi diavolo sei?" riesco solo a dirgli
Sorride, da copione, come solo un gatto nero dall'aria sinistra può sorridere
"Non scomodare il diavolo per così poco, ti ho solo chiesto un posacenere"
Ma con chi crede di parlare? Pensa forse che io mi lasci impressionare da un penoso incrocio tra il gatto con gli stivali e un personaggio di Bulgakov? Non mi conosce affatto questo borioso e megalomane spiritastro. Penso questo mentre gli passo diligentemente un posacenere.

Tolgo anche una sigaretta accesa dalla mano del Giocatore di Football Senza Volto, che se la fa consumare tra le dita senza capirne bene il senso. Senz'altro è stato quell'altro mefistofelico esserino e piazzarla lì. E già, proprio l'interlocutore ideale per lui il Giocatore. Può solo ascoltare. Se solo si togliesse quel sorrisetto dal muso andremmo già più d'accordo.
"Posso sapere di grazia, chi saresti tu?" gli chiedo
Gatto Nero "Beh non si può dire che l'ospitalità qui sia lodevole."
Lo confesso, i gatti non mi piacciono. Ma per questo qui l'antipatia è amplificata. Decisamente amplificata.
Si comporta come se dovessi versargli un martini...
Riprovo "E cosa faresti qui?"
Gatto Nero: "Ai miei tempi non si facevano domande così dirette e importune agli ospiti. Triste decadenza dei tempi. Non resta che adeguarci, pare. Aspetto il mio padrone, cara Carmilla."
Ai miei tempi invece, non va di moda usare le case degli altri per dare appuntamento ai propri compari. Che poi cara chi? Non ti ho mai visto in vita mia... penso, mentre gli verso un martini. Non sapevo nemmeno di averne...

"E chi sarebbe il tuo padrone? Un signore alto, magro e ben vestito con una leggera zoppìa e che si lava i capelli con uno shampoo allo zolfo?" lo guardo con aria di sfida.
Il gatto fa una smorfia disgustata
Gatto Nero: "La tua banalità è avvilente"

E' fatta, non potremo mai più ricucire alcun tipo di rapporto.
"E allora dimmelo tu, se non ti è di troppo disturbo, chi staremmo aspettando."
Gatto Nero: "Molti lo chiamano il principe invisibile."
"Non mi sembra che le tue prove di originalità siano molto più brillanti."
Dico con un'aria vittoriosa. Ma lui non sembra minimamente turbato. La sua sicurezza non ha avuto nemmeno un tremito. Anzi, sembra ancora più sorridente e nemmeno mi risponde.
Mi siedo di fronte a lui.
Non indossa nulla eppure c'è davvero poco di animalesco in lui. Porta persino un campanellino al collo, come qualunque gatto domestico.
Lo guardo meglio. No, non è la prima volta che lo vedo.
Gatto Nero: "Cosa c'è Carmilla? Qualche problema, cara?"
Ho dimenticato l'antipatia, nello sforzo di ricordare.

Sento arrivare Teo e Ruthven. Solo ora mi accorgo che prima ero da sola. Cioé, c'era il Giocatore però...
"Dove eravate?" mi giro per chiedergli
Ruthven: "In soffitta a cercare qualcosa per Natale. Sai noi non possiamo uscire a comprare nulla, ma ci sono tante di quelle cose in questa casa che un regalino salta sempre fuori."
Teo "E quello chi è?"
Carmilla: "Non mi ha detto il suo nome"
Teo: "Mi sarei stupito del contrario" dice Teo tranquillamente
Ma come, e io che cercavo alleati per dissipare il mio turbamento...
Mi rigiro verso la poltrona e ci vedo un gatto nero acciambellato pigramente. E' lo stesso di prima, non c'è dubbio. Ma ora è un gatto. Solo un gatto. Col suo campanellino al collo. Spariti sigaro e martini.
Carmilla: "Ma è uno spirito, non è un gatto vivo"
Teo "Sì, lo vedo. Sarà il gatto di qualcuno. Forse cerca il suo padrone."

"Scusate il gatto è mio"

Ci giriamo tutti. Io con un filo di tensione. Spero che l'animale scherzasse a proposito del suo padrone...
Ma non mi aspettavo quello che ci siamo trovati davanti. Un giovane dall'aria svagata, in camicia da notte e berretta. Si vede che viene da diversi anni fa. Direi seconda metà dell'ottocento. In mano ha una bugia con una candela. Il gatto gli si strofina contro affettuosamente. Maledetto giuda, si comporta assolutamente come un gatto, un gatto e basta. Ci giurerei, nemmeno il padrone sospetta la doppia natura del suo animale.
"E questo chi è?" Chiede Ruthven sottovoce
"Non lo so Ruth io ci rinuncio... tanto vale mettere un cartello ostello per trapassati"
Intanto mi compare accanto la baronessa
Baronessa: "Ma come Carmilla, proprio tu non lo riconosci?"
No, no lo riconosco e non capisco prché lei sorrida
Baronessa "E' Joseph Sheridan Le Fanu, l'autore di Carmilla. Noto al suo tempo come Il principe invisibile perché scriveva solo di notte e alla luce delle candele."
Ruth: "Beh anche io se mi fossi chiamato come un liquore avrei scelto un soprannome"

So che da qualche parte dentro di lui sta ridendo per lo smacco che mi ha dato, non lo vedo ma è come se potessi "sentirlo". Bestia malefica, ma chi l'ha portato in casa mia?

(continua)

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